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‘La Concessione del telefono’ da giovedì allo Storchi di Modena

La concessione del telefono, romanzo cult di Andrea Camilleri viene trasformato, dopo un attento lavoro dello stesso autore gomito a gomito con Giuseppe Dipasquale, che ne firma anche la regia per lo Stabile di Catania, in uno spettacolo mozzafiato ambientato in una Sicilia di fine Ottocento a distanza di una quindicina d’anni dagli eventi trattati ne ‘Il birraio’ di Preston.

Dopo il successo ottenuto con quest’ultimo testo nella stagione 1998/99 per il Teatro Stabile di Catania, si decide di riproporre al pubblico una nuova avventura dai racconti camilleriani. La concessione del telefono, in scena al Teatro Storchi dal 10 al 13 aprile (feriali ore 21, domenica ore 15:30) è, fra i romanzi di Camilleri, uno dei più divertenti.

Si tratta infatti di una commedia degli equivoci che trova la sua ambientazione ideale in un’isola, già terra di contraddizioni, che nella Vigàta di Camilleri diventa metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Il romanzo è stato rispettato nelle sue complessità, e il progetto che dalla riduzione teatrale nasce diventa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.

TRAMA: Filippo Genuardi, cittadino di Vigàta, invia al Prefetto Vittorio Marascianno, la richiesta per la concessione di una linea telefonica ad uso privato. Come sarà più chiaro in seguito, il Genuardi è sposato con la figlia di un ricco possidente, vive di espedienti e di continue richieste al suocero, il quale è coniugato in seconde nozze con una bella ragazza troppo giovane per lui. Filippo si è invaghito, ricambiato, della moglie del suocero e il telefono, che collegherebbe le due case, dovrebbe appunto servire a rendere più frequenti gli appuntamenti clandestini. Però la richiesta non doveva essere inviata al Prefetto, ma all’amministrazione delle Poste e Telegrafi. Per ottenere una risposta chiara sulla faccenda, il Genuardi si rivolge ad un mafioso locale, il quale lo prega a sua volta di un favore. Intanto il Prefetto si è inquietato e inizia ad indagare sul Genuardi: i carabinieri lo aiutano, sospettando Filippo di attività sediziosa. A sua volta, il capomafia crede di essere stato dal Genuardi tradito e … tutto si complica. Lettere dei carabinieri, di prefetti, ministri, geometri, direttori generali, proprietari terrieri, commercianti, questori si intrecciano in un groviglio, nel quale annaspano vari personaggi del paese e, primo tra tutti, Filippo, preso dalla sua passione, ma cacciatosi inesorabilmente dentro a un gioco più grande di lui.
















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