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All’Università degli studi di Modena e Reggio si fa il punto sulla tubercolosi

La Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio ed in Malattie Infettive dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, dirette rispettivamente dal prof. Luca Richeldi e dal prof. Roberto Esposito, organizzano un seminario di presentazione degli ultimi risultati del recentissimo report annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla tubercolosi.

L’appuntamento che si terrà martedì 1 aprile 2008 alle ore 13.00 presso l’Aula Magna del Centro Didattico della Facoltà di Medicina e Chirurgia (via del Pozzo, 71) a Modena ruoterà attorno alla comunicazione del dott. Mario Raviglione Direttore del dipartimento “StopTB” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su “Tubercolosi 2008 la situazione globale e la minaccia della farmaco-resistenza”.

Nell’ultimo anno il controllo della malattia a livello globale ha purtruppo diminuito la propria efficacia, con una riduzione rispetto all’anno precedente limitata all’1%. Nel 2006 sono stati registrati, infatti, nel mondo 9,2 milioni di nuovi casi di tubercolosi, con 1,7 milioni di morti (4.000 al giorno). India e Cina hanno riportati i numeri più alti di nuovi casi di malattia, anche se il maggior numero di morti si è verificato nell’Africa sub-sahariana, dove la co-infezione con l’HIV sta dando vita ad una combinazione letale.

A Modena i casi di tubercolosi notificati nel 2005 sono stati 78, per un tasso di malattia pari a 12 casi per 100.000 abitanti: il 50% dei casi si è verificato in cittadini non italiani. In questo contesto l’Azienda Ospedaliero -Universitaria di Modena è da alcuni anni in prima fila nella messa a punto di innovative strategie di controllo della tubercolosi.

Un recente rapporto sulla tubercolosi della Regione Emilia Romagna ha mostrato che nel 2005 il tasso della malattia si è stabilizzato al di sopra della soglia di definizione di paese a bassa endemia tubercolare, con una sempre più alta percentuale di tubercolosi notificate in cittadini nati all’estero, aspetto questo ultimo che giustifica un progressivo cambiamento delle fasce di età maggiormente colpite con una prevalenza di età giovane adulta. Con una recente circolare la Regione Emilia Romagna ha apportato quindi un miglioramento del sistema di sorveglianza regionale della tubercolosi, rendendo prioritaria la raccolta e l’analisi dei dati relativi alle popolazioni a maggior rischio, cioè immigrati, soggetti con patologie croniche, contatti di caso e soggetti con infezione tubercolare latente. In Italia si verificano circa seimila casi di tubercolosi l’anno, che causano oltre 500 morti (quasi 2 al giorno).

“È interessante notare – afferma il prof. Luca Richeldi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – come alcune non si siano in realtà mai verificate a livello globale: l’influenza aviaria ha causato 234 morti a livello mondiale, la SARS ne ha fatti 774 globalmente e la malattia della mucca pazza è completamente scomparsa dall’Italia. Nonostante ciò queste malattie hanno attratto una larga parte dell’attenzione dei media e delle risorse finanziarie dedicate al controllo delle malattie infettive, mentre la tubercolosi è rimasta un enorme problema irrisolto. Nell’anno appena trascorso si è registrato il numero più alto mai riscontrato di forme di tubercolosi resistenti ai farmaci MDR-TB, che ha raggiunto la cifra considerevole di mezzo milione di casi. Una buona parte dei malati trattati con MDR-TB risiede nell’Est Europa e costituisce quindi una potenziale fonte di disseminazione della malattia attraverso i crescenti flussi migratori verso l’Europa occidentale”.

















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