Di fronte alle violenze verificatesi in Tibet esprimere solidarietà può servire a tranquillizzare la propria coscienza ma non basta a cambiare le cose. La mobilitazione deve andare oltre tali manifestazioni “di comodo” utilizzando gli strumenti pacifici che abbiamo disposizione.
Se c’è la volontà politica, la Regione Emilia-Romagna è nelle condizioni, come ho scritto in una risoluzione depositata questo pomeriggio, di usare delle leve importanti.
La Regione Emilia-Romagna intrattiene infatti rapporti e collaborazioni a sostegno degli scambi economici con la Cina, attraverso una serie di iniziative che vanno dalle missioni istituzionali e soprattutto economiche, alla firma di accordi di cooperazione economica e scientifico-tecnologica con alcune aree specifiche della Repubblica Popolare Cinese.
Oltre a tali azioni la Regione ha costituito una presenza stabile e strutturata del sistema produttivo emiliano-romagnolo in Cina attraverso l’istituzione del Centro Xintiandi di Shangai e che altre attività di scambio sono state avviate attraverso l’adesione alla Fondazione Italia Cina e all’Associazione Collegio di Cina.
Tutto ciò premesso, abbiamo chiesto alla giunta regionale di inserire, come condizione imprescindibile per ogni forma di collaborazione in essere o da avviare con la Cina il rispetto, da parte di tale Paese, dei diritti umani. Tale condizione deve pertanto essere prevista all’interno delle convenzioni, dei regolamenti o degli statuti che ne disciplinano natura e funzionamento.
(Daniela Guerra, Capogruppo Verdi per la Pace
Regione Emilia-Romagna)