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Rifiuti, conclusa la prima fase della “missione” emiliana in Campania

“E’ stato un viaggio molto utile al confronto e allo scambio di esperienze in tema di smaltimento dei rifiuti. La visita in Campania – in 550 comuni delle province di Benevento, Avellino, Salerno, Caserta e Napoli – ci ha fatto capire che quello dei rifiuti non è e non può essere affrontato come problema locale. Abbiamo illustrato le nostre buone pratiche proposte ai cittadini dal Comune di Reggio Emilia, con l’obiettivo di abbattere di 100 chili la produzione di rifiuti pro capite in un anno. Abbiamo trovato realtà di grande interesse, che spesso hanno smentito i luoghi comuni o l’informazione negativa sui rifiuti in Campania: abbiamo trovato comuni in cui la raccolta differenziata raggiunge percentuali elevatissime, risultato straordinario”.

Lo ha detto oggi l’assessore all’Ambiente del Comune di Reggio Emilia, Pinuccia Montanari, intervenendo a una conferenza stampa in cui amministratori emiliani aderenti al Gruppo nazionale Rifiuti 21 Network hanno illustrato gli esiti della visita in Campania, svolta di recente, su invito della Regione Campania.
All’incontro sono intervenuti anche l’assessore all’Ambiente della Provincia di Bologna, Emanuele Burgin, membro del Direttivo del Coordinamento Agende 21 enti locali e Walter Ganapini, assessore all’Ambiente della Regione Campania.

“Sono tre, a mio avviso, i punti più rilevanti da sottolineare, nel bilancio di questo viaggio – ha detto l’assessore Burgin – Il primo è che nella fase del commissariamento in Campania è stata degenerante, per la presenza dei rifiuti per strada e, nello stesso tempo, per un regime tariffario esorbitante. Il secondo punto è che abbiamo incontrato tanti amministratori locali estremamente competenti, capaci e pieni di buona volontà. Lo testimonia il fatto che la quasi totalità dei Comuni campani ha presentato il Piano rifiuti. Il terzo punto è che la realizzazione di inceneritori, in particolare quello di Acerra, ci è apparsa come una scorciatoia nella migliore delle ipotesi, mentre quello che serve realmente è un sistema integrato di gestione e smaltimento dei rifiuti. Quindi, se i Comuni attuano la raccolta differenziata, occorrono impianti di trattamento adeguati a tale tipo di raccolta”.

“Questi amministratori emiliani – ha detto Ganapini – hanno avuto prima di tutto il coraggio di essere protagonisti della rottura del ‘cordone sanitario’ che ultimamente ha circondato la Campania, in tema di rifiuti. Risolvere l’emergenza dei rifiuti a Napoli è quasi un gioco da bambini. Le strutture, gli impianti di smaltimento, in realtà esistono già o si possono completare entro breve: basta farli funzionare e funzionare correttamente. D’altro canto, occorre intervenire sulla modifica degli stili di vita, diffondendo sempre più la raccolta differenziata e in particolare la modalità ‘Porta a porta’. In questo senso, le esperienze della Provincia di Bologna e del Comune di Reggio sono un riferimento importante per la Campania. C’è una generale espansione della raccolta differenziata in Campania, ma non un valido funzionamento dei metodi di riciclaggio. Abbiamo avviato i primi investimenti, con l’acquisto di cassonetti, dotazioni per il Porta a porta. Certo, a Napoli e soprattutto a Caserta, la Camorra rende complessa la diffusione delle buone pratiche, ma le soluzioni non sono affatto impossibili. Anzi, è possibile un recupero molto veloce della situazione campana”.

“Esistono – ha aggiunto Ganapini – 33 impianti di compostaggio inattivi o incompleti. Sette di questi saranno messi in attività entro agosto, gli altri 25 entro dicembre. Delle settemila tonnellate di rifiuti prodotti al giorno, il 20 per cento si elimina per ‘perdita di massa’, delle restanti 5.600 circa 3.200 tonnellate possono essere riciclate”.

“La via dell’inceneritore – ha concluso Ganapini – dunque è un mito prometeico. Ad Acerra l’inceneritore, che sarebbe il più grande d’Europa, non si farà soprattutto perché le aziende non sono disponibili a farsene carico. In Campania servono aziende di servizi ambientali a livello provinciale, aziende come è stata Agac di Reggio Emilia, in grado anche di svilupparsi poi a livello sovraprovinciale, come Enìa che ha dato una valida e apprezzata disponibilità ad intervenire in Campania: le Amministrazioni e aziende emiliane ne tengano conto”.
















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