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Negozi del sistema moda, Fismo-Confesercenti: settore in profonda trasformazione

L’acquisto di capi di abbigliamento sarà sempre più il frutto di una valutazione emozionale ed il valore simbolico del capo – ecologico, tecnologico, giovanile, ludico – orienterà in modo ancora più marcato le scelte dei consumatori. Tendenze che si rifletteranno sul sistema di distribuzione al dettaglio che dovrà essere in grado di adeguare le proprie modalità di offerta a richieste sempre più segmentate e personalizzate, rispondenti cioè a diversi stili di vita.

Sembra essere questa la sfida che nei prossimi cinque anni gli imprenditori del dettaglio del settore moda dovranno affrontare. Sono alcune delle indicazioni che emergono dall’indagine “Il Futuro mercato degli esercenti nel settore moda” realizzata da L.I.S.A., Laboratorio Indagini Socio-economiche e Antropo-ambientali, secondo l’innovativa tecnica dell’osservatorio meeting point, e che viene presentata, in anteprima, durante l’assemblea regionale Fismo – Federazione Italiana Settore Moda – Confesercenti, che si tiene a Modena, oggi giovedì 13 marzo.

A fare il punto sullo stato di salute dei negozi del sistema moda e sulle prospettive del settore – in regione 12.721 punti vendita, pari al 7 per cento dei 180.580 operanti in Italia – saranno i vertici regionali di Fismo-Confesercenti. Protagonisti dell’incontro, a margine del quale si provvederà anche al rinnovo delle cariche associative, saranno i presidenti nazionale, regionale e provinciale di Fismo, rispettivamente Alfredo Ricci, Celso Lombardini e il modenese Silvano Panini, oltre a Stefano Bollettinari, segretario Emilia-Romagna Confesercenti, Palma Costi, assessore agli interventi economici della provincia di Modena e Paolo Maffei, curatore dell’indagine “Il Futuro mercato degli esercenti nel settore moda”. A coordinare l’iniziativa Margherita Venturelli, segretario Fismo-Confesercenti della provincia di Modena.
Un’iniziativa che offre l’occasione per misurare lo stato di salute di un settore che ha difficoltà nel trovare nuovo slancio, per fare il punto sulle principali rivendicazioni sindacali della categoria e per approfondire l’originale indagine sulle future tendenze nel settore della moda. Sarà proprio la ricerca realizzata da L.I.S.A. una delle maggiori novità presentate in occasione dell’incontro. L’analisi verterà sulle nuove tendenze culturali, sugli stili di vita, pertanto centrali diventano l’interpretazione dei flussi di comunicazione. Esemplare ad esempio è la crescente attenzione per l’ambiente e per tutto ciò che è naturale.
Questi concetti, si traducono nel campo della moda in una crescente richiesta di capi certificati che utilizzano fibre naturali, trattati con procedimenti che ne mantengono inalterate le qualità originali e ne garantiscono l’atossicità.

Quattro in particolare le chiavi di analisi utilizzate per leggere il futuro del mercato degli esercenti del settore dell’abbigliamento: una chiave tecnica, una distributiva, una funzionale e, un’ultima legata ai sistemi di vita.
Chiave tecnica
La parola ecologia influenza trasversalmente moltissime delle nuove tendenze. E così emerge una richiesta crescente di soluzioni ecologiche-riciclabili e, contestualmente, al cambiamento climatico si cerca di rispondere con capi polifunzionali. Maglie, capi spalla, modulabili e componibili, facilmente adattabili senza dovere necessariamente sostituire il capo.
Chiave distributiva
In questo caso le parole di riferimento sono esperienza e polifunzionalità. Tendono a saltare gli schemi classici della rete distributiva, specializzata per categorie di prodotti, perché le persone cercano sensazioni, percezioni coerenti con i propri desideri, indipendentemente dal tipo di prodotto che diventa strumento, accessorio rispetto ad una determinata esperienza.
Chiave funzionale
La normalità perde ulteriormente appeal. L’abbigliamento resta un mezzo per trasmettere una propria identità e differenziarsi. Il capo lussuoso supera la fase di ostentazione ed aumenta il suo valore simbolico di appartenenza ad un determinato mondo. Contestualmente, il desiderio di cambiare, di essere originale, apre ampi spazi al consumo di prodotti poveri, a basso costo “cheap” purché “cool”.
Chiave dei sistemi di vita
In questo caso l’attenzione si focalizza sugli aspetti sociali. Tra gli elementi che spiccano, la prevalenza di acquisti effettuati per piacere, al di fuori di rigidi vincoli di orari. Interessante, poi, è notare come la separazione generazionale si fa sempre più labile. Il capo giovane cioè, non necessariamente, sarà acquistato da chi non supera una certa età.

Il vertice regionale, come detto, offre anche l’occasione per riflettere sullo stato di salute del settore e per focalizzare l’attenzione sulle principali rivendicazioni sindacali.
Da un punto di vista economico, il 2006, dopo alcuni anni di stasi, si è caratterizzato per un’inversione di tendenza nell’andamento della spesa delle famiglie per vestiario e calzature: +0,9%, mentre tra 2001 e 2005 il livello reale dei consumi si era ridotto del 7%. La lieve ripresa ha interessato soprattutto il Nord dell’Italia, dove la spesa media mensile è salita a 135 euro rispetto ai 127 dell’anno 2005 (indagine sui consumi delle famiglie, ISTAT), portando la quota di consumi in abbigliamento dal 5,7% al 5,8% sui consumi totali. Al Centro la spesa è rimasta costante (a 127 euro). In valore assoluto la spesa delle famiglie italiane per vestiario, calzature e pellicceria ammonta a 69.097 milioni di euro, così ripartita: 49,5% al Nord; 19% al Centro e 31,5% Sud-Isole.
Sul fronte sindacale sono quattro le principali battaglie che Fismo sta combattendo, tutte caratterizzate dalla volontà di difendere il ruolo delle imprese del dettaglio moda. C’è
prima di tutto la richiesta di fissare regole più rigorose, anche attraverso una legge specifica, per l’apertura e la gestione di Factory Outlet Center. Troppo spesso, infatti, queste realtà operano secondo modalità che si traducono in vera e propria concorrenza sleale nei confronti del negozio tradizionale. Sempre su questa linea, Fismo è impegnata nel promuovere iniziative volte a regolamentare in modo più equilibrato l’ingresso della grande distribuzione organizzata. Non solo però difesa, ma anche voglia di maggiore chiarezza per i clienti attraverso regole certe nella disciplina delle vendite straordinarie e di fine stagione, indispensabili per ristabilire a pieno il rapporto di fiducia tra negoziante e cliente. Sul piano fiscale resta da sciogliere il nodo delle rimanenze di magazzino, attualmente valutate secondo criteri che penalizzano pesantemente le imprese. Da ultimo, continua ad essere elevata l’attenzione verso politiche tese a valorizzare la presenza commerciale al dettaglio nei centri storici. Una strada da seguire perché permette di incidere positivamente sulla qualità del tessuto urbano e quindi, più in generale, sulla qualità della vita del singolo.

















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