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Tumore del retto: una buona qualità di vita dopo l’intervento chirurgico

Tumore del retto: una buona qualità di vita dopo l’intervento chirurgico. È l’esito di un indagine compiuta dalla Chirurgia Oncologica dell’Ospedale Bellaria, diretta da Luciano Liguori.


L’84% di chi ha subito un intervento di resezione del retto con ricostruzione della continuità intestinale per curare il tumore rettale non ha modificato le normali attività quotidiane; oltre l’80% non ha rilevato alterazioni delle funzioni intestinali; solo il 33% è costretto ad usare farmaci per migliorarle.

Il livello medio, in una scala da 0 a 10, di soddisfazione dopo l’intervento è di 8.8, con solo il 3.5% che lo considera insufficiente. Sono i risultati di un indagine svolta attraverso un questionario e un’intervista telefonica compiute dalla Chirurgia Oncologica dell’Ospedale Bellaria, diretta da Luciano Liguori per valutare scientificamente la qualità di vita che si è in grado di dare a chi viene operato per tumore al retto con intervento conservativo, cioè senza colostomia definitiva.

Il questionario è stato proposto a 60 persone operate per cancro del retto su 170 operati dal dicembre 2003 al maggio 2007. Si tratta in particolare dell’intervento di resezione del retto con anastomosi colorettale ultrabassa, che comporta importanti modifiche sia dal punto di vista funzionale sia da quello anatomico delle funzioni intestinali. Queste alterazioni possono rappresentare un problema di qualità di vita per la persona sottoposta all’intervento altrettanto importanti del controllo della malattia neoplastica. L’intervento è di tipo conservativo, ovvero cerca di intervenire su porzioni di tessuto intestinale in modo da conservare la funzione il più possibile naturale; per molte persone, però, che in passato hanno subito questo intervento, le alterazione funzionali erano tali da indurli addirittura ad un gradimento maggiore per un intervento più “demolitivo” (cioè la colostomia). Gli sviluppi che questa tecnica ha avuto hanno reso l’intervento molto più efficace anche sul piano funzionale oltre che clinico, come dimostra il questionario adottato presso la Chirurgia oncologica del Bellaria, aumentando così il gradimento per i risultati.

“È importante – Afferma Luciano Liguori – che una moderna chirurgia del cancro del retto debba prendere in considerazione, oltre ai risultati oncologici, anche quelli funzionali, considerato anche il notevole incremento numerico degli interventi conservativi rispetto a quelli demolitivi. Sarebbe auspicabile un generale consenso verso questi strumenti validati e accettati da tutti, in modo che i risultati ottenuti nei diversi centri chirurgici possano essere confrontati in maniera oggettiva”.

Cura ma anche prevenzione : efficacia dello screening del tumore del colon-retto
Sono 220.000 le persone che entro maggio 2009 riceveranno a casa l’invito a partecipare allo screening per il tumore del colon-retto. Questo screening, promosso dalla Regione Emilia-Romagna, consiste nel proporre alla popolazione maggiormente a rischio (di età compresa fra 50 e 69 anni) l’esecuzione ogni due anni di un test efficace e semplice per verificare se nelle feci sia presente del sangue non visibile ad occhio nudo, uno dei segni più precoci della presenza di un polipo intestinale o di un tumore del colon-retto. Grazie a questo programma di prevenzione possono essere individuati ed asportati, oltre alle lesioni cancerose vere e proprie, anche i polipi (più propriamente chiamati adenomi), lesioni precancerose che se non asportate possono trasformarsi, nell’arco di circa 10 anni, in cancro. Aderire allo screening con continuità e regolarità porterà, tra circa 15-20 anni, alla drastica riduzione della mortalità per questa patologia. Dall’inizio (21 marzo 2005) il programma di screening ha potuto individuare e trattare 232 tumori maligni del colon retto, mentre gli adenomi o polipi (ossia le lesioni che precedono il cancro) rilevati ed asportati, per lo più endoscopicamente, sono stati 1727. Di questi 1105 erano ad alto rischio e considerando che il 25% circa di questi, se non asportati, evolvono verso il cancro, si può dire che lo screening ha permesso di evitare fino ad oggi circa 270 tumori.

















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