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Fiere Emilia Romagna: dichiarazione congiunta Cdlm Bologna-Cgil Emilia R.

Con la decisione della Regione Emilia Romagna di entrare nel capitale sociale delle aziende fieristiche (Bologna, Rimini, Parma, Piacenza), diventa concreta la possibilità che il sistema fieristico regionale possa realizzarsi. Diventa altresì concreta la possibilità di battere un’idea sbagliata, che si era fatta strada negli ultimi mesi: quella dello scorporo degli asset patrimoniali delle società fieristiche dalle attività di produzione degli eventi fieristici.

Quest’ultima ipotesi, caldeggiata in maniera pubblica e con una certa grancassa informativa da una parte di soci privati, fra i quali le maggiori associazioni di impresa, e per obiettivi di cortissimo respiro, avrebbe prodotto la separazione della produzione degli eventi fieristici dal territorio che li esprime e dal quartiere dove si realizzano, rendendo le società di produzione degli eventi scalabili e delocalizzabili.
Pertanto, CGIL Emilia Romagna e CGIL Bologna considerano come un primo successo dell’iniziativa messa in campo dalla Regione, di concerto con Comune e Provincia di Bologna, l’esplicitazione dei propri intenti condivisi (no allo scorporo patrimoniale, volontà di creare un sistema integrato regionale, snellimento delle strutture di governo delle aziende fieristiche) e dello strumento concreto col quale realizzare tali obiettivi (ingresso della Regione nella proprietà e realizzazione del patto di sindacato dei soci pubblici). Ciò ha prodotto un primo passo indietro degli sponsor del cosiddetto spin-off immobiliare, confermando i contenuti della legge regionale e dimostrando che concertazione istituzionale e chiarezza degli obiettivi di governo pubblico nell’interesse del territorio producono buoni risultati e aprono nuove prospettive di sviluppo.
In questa prospettiva, come CGIL Emilia Romagna e CGIL Bologna chiediamo venga definito un nuovo piano industriale e di sviluppo a partire dai principali quartieri fieristici e consideriamo l’integrazione tra i due poli di Bologna e Rimini quale avvio del processo di integrazione più ampio. Inoltre è necessaria la chiara indicazione di un nuovo sistema di relazioni sindacali.
Il sistema fieristico regionale deve puntare alla valorizzazione del lavoro, alla realizzazione di un sistema di qualità fatto di: sicurezza sul lavoro, decongestione dei quartieri fieristici, regolarità del lavoro e del sistema di appalti, stabilizzazione del lavoro precario, formazione e innovazione.
Nella sostanza, offerta di nuovi servizi, ideazione e produzione di nuovi eventi, capacità di governare la complessità rappresentata dalla presenza in tempi e spazi ristretti, di una molteplicità di allestitori, espositori, visitatori e servizi. Non possiamo correre il rischio di ripetere quello che abbiamo visto negli aeroporti o in altri siti complessi in questi mesi.
In secondo luogo vanno accentuati i caratteri di relazione e valorizzazione dei sistemi territoriali e delle loro specificità sociali e produttive, accentuando la capacità di comunicazione, di attrazione verso il nostro territorio e di proiezione dello stesso nella dimensione globale.

Azioni quasi impossibili se lasciate al caso e alla spontanea iniziativa di una struttura economica frammentata e costituita da una rete di piccole imprese.
Il sindacato ed i lavoratori hanno già cominciato a fare la loro parte con determinazione a partire dal loro ruolo nel lavoro e nella contrattazione, mettendo al centro la sicurezza sul lavoro, la formazione, una nuova idea di professionalità, senza dimenticare che assieme alla qualità del lavoro va posto il tema del reddito, ma anche quello dello sviluppo e del futuro. E che tutto ciò deve riguardare tutti i lavoratori, da chi si occupa di relazioni internazionali, a chi fa le pulizie, a chi controlla gli standard di sicurezza, a prescindere dall’azienda nella quale opera, in un’ottica appunto di “sistema”.

Danilo Barbi – Segretario Generale CGIL Emilia-Romagna
Cesare Melloni – Segretario Generale CDLM-CGIL Bologna
















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