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Differenziata: Reggio Emilia al top in Emilia Romagna

L’ultimo Bollettino ufficiale della Regione Emilia Romagna – emanato la scorsa settimana – è interamente dedicato alla Relazione annuale 2007 sullo stato dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani. Il documento, redatto dalla Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani, è quanto mai interessante, specie in questi giorni di dibattito sul tema. I dati ufficiali, infatti, confermano per l’ennesima volta il primato della provincia di Reggio Emilia in una delle regioni più virtuose come l’Emilia Romagna.

Grazie all’impegno dei cittadini, all’attenta programmazione da parte degli Enti locali e ad un efficace sistema impiantistico, la provincia di Reggio Emilia (dati 2006) è infatti quella che ha raggiunto la più alta percentuale di raccolta differenziata (47,2%), a fronte di una media regionale del 36,33%: solamente Ravenna supera, di poco (41,95), il 40 %, mentre Rimini (25,21) e Bologna (29,40) non raggiungono nemmeno il 30%.

Non a caso – al di là delle cifre utopistiche che si continuano a fornire – gli obiettivi di raccolta differenziata individuati per il futuro da vari strumenti di programmazione provinciali (fondamentalmente Ppgr o Piani d’ambito) variano tutti dal 50 al 60%, con la sola eccezione di Bologna che – pur non raggiungendo oggi nemmeno il 30% – prevede di arrivare (anche se nel lontano 2017) al 68%.

Per quanto riguarda i singoli Comuni con oltre 20.000 abitanti, anche in questo caso la nostra provincia eccelle con ben tre città nei primi sette posti: Correggio (seconda dietro a Lugo), Scandiano (sesta) e Reggio Emilia (settima).

Interessanti anche le considerazioni da parte dell’Autorità sulle modalità operative con cui si svolgono le raccolte differenziate, “un argomento importante e delicato – si legge nel rapporto dell’Autorità – quanto meno per le discussioni avvenute in questo ultimo periodo e l’impatto sui cittadini”. “Negli ultimi tempi in particolare si è sviluppato un importante confronto di idee sul metodo del “porta a porta” – si legge a pagina 82 – una soluzione gestionale che è utile trovi maggiore applicazione in determinati contesti territoriali perché è ormai consolidata l’opinione che contribuisca in modo importante all’ottenimento di risultati significativi e poiché si sconta ancora un ritardo nel raggiungimento degli obiettivi a livello regionale”. Tuttavia si ritiene però anche che del “porta a porta” non si debba fare un uso eccessivo né che vada connotato come unico strumento di raccolta differenziata perché un utilizzo troppo ampio di questa modalità organizzativa può comportare maggiori disagi e maggiori costi per i cittadini, i quali già in alcune occasioni hanno segnalato il proprio dissenso”. Il “porta a porta”, per l’Autorità regionale per la vigilanza dei servizi idrici e di gestione dei rifiuti urbani, “non rappresenta dunque la soluzione migliore, ma una soluzione utile”, sulla quale “vanno fatte valutazioni specifiche ed è opportuno avviare un maggiore confronto d’analisi”.
















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