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Bologna: aumentano i procedimenti penali e civili pendenti

Aumentano alla Corte d’Appello di Bologna i procedimenti penali e civili pendenti. E’ quanto
emerso dalla relazione del presidente della Corte Giuliano Lucentini letta questa mattina in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario.

“Con riferimento al settore penale, se alla data del 30 giugno 2006, la Corte di Bologna deteneva dopo le Corti di Roma e Napoli il maggior
numero di procedimenti penali pendenti, pari al 7% del totale nazionale, tale percentuale e’ aumentata alla data del 30 giugno 2007.



Nel settore civile sempre nell’ultimo anno la pendenza e’ aumentata di circa il 5% raggiungendo i 14.728 procedimenti, tra pause
ordinarie e quelle di lavoro di presidenza. Se nel 1999 le cause pendenti erano 2.636, rispetto alle 14.728 del 2007 hanno fatto registrare una percentuale di incremento del 459%. Ed e’ stato
calcolato che in assenza di sopravvenienze, e con una produttivita’ pari a quella dell’ultimo anno, occorrerebbero tre anni e 11 mesi per
lo smaltimento delle cause ordinarie e quattro anni e un mese per le altre”.


Prima dell’indulto i detenuti in Emilia Romagna erano poco meno di 4.000. Al 31 dicembre del 2006, a indulto gia’ in corso, erano 1.000 unita’ in meno, ma al 31 giugno dell’anno scorso i detenuti erano gia’ risaliti a circa 3.200 unita’.
Questi numeri per il presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, dimostrano gli scarsi effetti avuti dall’indulto
varato dal governo nel 2006. A rendere piu’ drammatica la situazione delle carceri c’e’ poi l’insufficienza del personale di polizia
penitenziaria che secondo Lucentini “non riesce a far fronte allo sproporzionato carico di lavoro esistente tanto che negli ultimi mesi
estivi si e’ dovuta chiudere la sezione femminile della casa circondariale di Reggio Emilia per consentire la fruizione delle ferie”.



Nella sua relazione Lucentini segnala che “la riduzione delle risorse destinate all’amministrazione penitenziaria ha fatto si’ che
il centro clinico di Parma si sia trovato nell’impossibilita’ di garantire pienamente la cura di soggetti affetti da rilevanti patologie con la conseguenza che vi e’ stato un consistente incremento delle richieste, e dei relativi provvedimenti di accoglimenti, di
ricovero in ambiente esterno e di sospensione della pena pur nei confronti di soggetti di elevata pericolosita’”. Per la stessa ragione
“e’ stato necessario ridimensionare l’assistenza inframurale prestata presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia”.
















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