Assoluzione perché il fatto non sussiste, su richiesta dell’accusa oltre che della difesa. E’ la conclusione di un processo per violenza sessuale che vedeva imputato davanti al tribunale collegiale di Bologna un 52enne titolare di un bar della provincia bolognese.
L’uomo, secondo quanto denunciato da una ex dipendente, l’aveva aggredita nel novembre del 2002, sbattendola contro un videogioco e palpeggiandola, infilando anche le mani sotto gli abiti. Ma in aula la presunta vittima ha risposto alle domande di pm, difesa e giudici con una serie di “non ricordo”, “direi” e “mi pare”.
”La denunciante è stata spesso contraddittoria
nel suo racconto – ha detto la pm – Una deposizione contraddittoria e inspiegabile nelle contraddizioni, anche numerose, su quello che è
successo. Non giusitificabili con il passare del tempo. Le contraddizioni ci possono stare a distanza di tempo, ma una donna non può dimenticare se un uomo le ha messo le mani in certe parti del corpo. Oggi ha detto che l’uomo ha cercato di baciarla, ma non l’ha mai detto prima. Prima dice che va a casa dopo il fatto, oggi dice di essere andata in ufficio dalla suocera. Perchè non dirlo prima? E non ritengo nemmeno sufficiente il certificato medico presentato”.
Dopo la presunta molestia il barista e il fidanzato della vittima si sono incontrati due volte per il pagamento di uno stipendio e il ritiro del libretto di lavoro, ma tra i due non ci fu mai alcun accenno alla vicenda.
Oggi, dopo una breve camera di consiglio, la decisione del collegio di accogliere la richiesta di assoluzione dell’imputato.
