Si è conclusa in sede di udienza preliminare la
prima delle innumerevoli iniziative giudiziarie
intentate dalla Ditta Bacchi di Boretto (Reggio
Emilia), una delle maggiori aziende di
escavazione nel Po, contro Massimo Becchi,
Presidente di Legambiente Reggio Emilia e
Segretario Regionale dell’associazione.
Il giudice del Tribunale di Cremona ha mandato
assolto il dirigente di Legambiente “perchè il
fatto non sussiste” dall’accusa di aver calunniato la ditta di escavazioni. La querela risale al marzo 2004 e si riferiva ad un articolo apparso sul quotidiano “Ultime Notizie”.
L’esponente di Legambiente era difeso dall’Avv.
Francesco Colliva del Foro di Bologna.
Ma le querele della Ditta Bacchi, per cercare in
qualche modo di rispondere alle iniziative di
Legambiente contro le escavazioni abusive nel Po,
delle quali si fa fatica ormai a tenere il conto,
investono anche gli uffici giudiziari di Reggio
Emilia dove oltre alle iniziative contro il
Presidente di Legambiente entra nel vivo anche il
processo per le escavazioni abusive nel Po – che
si aprirà il 28 gennaio – nel quale, sulla base
delle indagini degli organi di polizia, che
saranno al vaglio dei magistrati, compaiono come
imputate, persone che vengono ritenute collegate
alle attività della ditta Bacchi”.
“Quella delle escavazioni abusive nel Po – è il
commento di Massimo Becchi – è ormai una piaga
enorme della quale è difficile definire i confini
e che non sembra avere mai fine, come
testimoniano i recenti arresti a Lodi sempre per
escavazioni di sabbia nel fiume e le segnalazioni
che continuano ad arrivare anche dalla bassa
reggiana e che da parte nostra giriamo per
competenza agli organi di polizia giudiziaria”.
Il pronunciamento del Giudice del Tribunale di
Cremona – continua Becchi – contribuisce a
illuminare la realtà della grave situazione che
interessa il Po e che è stata al centro del
Congresso del Po di qualche settimana fa”.
In questo quadro Legambiente chiede che si arrivi
ad una situazione di legalità e piena trasparenza
delle attività che riguardano l’assetto del fiume
in quanto condizione per garantire il futuro del
Po e delle aree rivierasche. Per questo appare
indispensabile che – oltre al lavoro prezioso
degli organi di polizia e della giustizia – si
realizzi un’azione corale degli enti pubblici e
delle varie articolazioni della società civile ed
economica per avviare il risanamento delle acque,
una corretta gestione delle aree fluviali, una
valorizzazione naturalistica e turistica del
corso del fiume che si presenta come prospettiva
reale anche sul piano economico. Per un obiettivo
di questo tipo Legambiente è disponibile a
misurarsi con tutti i soggetti pubblici e privati
che hanno a cuore il futuro del Po e delle popolazioni rivierasche.