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Apre anche al sabato e alla domenica la mostra su Carducci all’Archiginnasio

La mostra “Carducci e i miti della bellezza” allestita nella sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio sta riscuotendo un tale successo di pubblico (a Santo Stefano è stata visitata da oltre 800 persone) da indurre
il Comitato Nazionale Carducci (Università e Comune di Bologna) ad ampliare notevolmente l’orario di apertura.


Se inizialmente l’apertura al pubblico era stata prevista dalle ore 9,00 alle ore 18,30 da lunedì a venerdì, e dalle ore 9,00 alle ore 13,30 il
sabato, ora si è deciso di programmare anche delle aperture straordinarie per tutti i sabati pomeriggio (fino alle ore 19,00) e tutte le domeniche (dalle ore 10,00 alle ore 19,00) da sabato 29 dicembre fino a domenica 2 marzo 2008.

La mostra è allestita nell’ambito delle celebrazioni promosse dal Comitato
Nazionale per il centenario della morte di Giosue Carducci (Valdicastello, 1835 – Bologna, 1907), che vede in stretta collaborazione il Comune e
l’Università di Bologna.
Circa 150 opere provenienti da Casa Carducci, nonché da importanti collezioni pubbliche e private illustrano il ruolo e l’importanza di Giosue
Carducci nella cultura bolognese italiana europea fra Ottocento e primo decennio del Novecento. Ne percorrono la vicenda intellettuale offrendo un’immagine dello scrittore, che per anni è stato un personaggio al centro
dell’attenzione e dell’immaginario, tale da sottolinearne la vivacità e la forza di impatto pubblico e sociale. La rassegna espositiva segue la biografia e l’opera di Carducci, soprattutto dal 1870 in poi, attraverso il
tema della bellezza che ne è il motivo conduttore.
Quando Carolina Cristofori Piva fa il suo ingresso nella vita dello scrittore vi risveglia l’amore per un’idea classica e pagana della bellezza
che Carducci aveva intravisto già nella sua produzione giovanile.
Proclamandosi greco e pagano, il poeta elabora un nuovo aspetto della sua personalità, un aspetto che si affianca, senza sostituirlo, all’immagine del giacobino infuriato e dell’uomo pieno di ardori politici.
L’inseguimento della bellezza si manifesta, oltre il decennio amoroso con Carolina (Lina-Lidia), anche nel rapporto con altre figure femminili che
hanno accompagnato e ispirato i suoi versi: Dafne Gargiolli, Adele Bergamini, la regina Margherita (per la quale verrà coniata la famosa
espressione “eterno femminino regale”) e infine, tra gli anni Novanta e l’inizio del Novecento, Annie Vivanti e Silvia Pasolini Zanelli. Il percorso disegna i contorni di questi sodalizi individuando le tracce che di volta in volta rimangono nell’opera di Giosue Carducci.
La mostra intende altresì mettere a fuoco il legame profondo che unisce il poeta-professore alla città di Bologna, eletta da subito “seconda patria”, sia attraverso i numerosi volti del poeta che circolarono in città per decenni, facendone un vero protagonista a livello collettivo, sia attraverso l’operazione storica e culturale che vede Carducci, al fianco di
altri artisti (tra tutti primeggia Alfonso Rubbiani), intento a delineare profilo di una città medievale, trecentesca e quattrocentesca, rossa di terra cotta e di mattoni. Questa Bologna comunale e antica è il luogo dove Carducci studia, insegna e compone per più di quarant’anni. È una città reale ma anche sognata, un luogo del pensiero e dell’anima. Qui il poeta ha
inseguito, a lungo, il suo “desiderio vano de la bellezza antica”.

La mostra, ideata da Marco A. Bazzocchi e Simonetta Santucci, è stata realizzata su progetto di allestimento dell’architetto Cesare Mari.
















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