martedì, 7 Maggio 2024
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Giovanelli e Reggioni sul bracconaggio in montagna

“Attiveremo tutte le forze disponibili per prevenire e reprimere il deplorevole fenomeno del bracconaggio”. E’ dura la presa di posizione di Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano sui recenti episodi di bracconaggio che hanno visto come vittime alcuni esemplari di cervi nel territorio del Parco, ed in particolare nei Comuni di Ligonchio e Busana.

“I recenti episodi di bracconaggio a danno di una specie che negli ultimi anni ha esteso il proprio areale di distribuzione anche alle aree montane e collinari della provincia di Reggio Emilia rappresentano un fatto grave che non può passare inosservato – dice Giovanelli – Alla luce degli incresciosi episodi che si sono verificati in questi ultimi giorni si ribadisce che il bracconaggio è un fenomeno che sfida le leggi dello Stato e della natura. Pertanto il Parco nazionale attiverà tutte le misure e le forze disponibili sul territorio per mettere in atto adeguate strategie di prevenzione e repressione. A tale fine chiederemo anche il contributo delle associazioni venatorie”.

“Il fenomeno del bracconaggio costituisce un fenomeno grave e criminoso di per sé, lo è ancora di più se è commesso ai danni di una specie ancora vulnerabile poco distribuita e non numerosa come quella del cervo – aggiunge Willy Reggioni, collaboratore del Parco nazionale per gli aspetti della conservazione della natura e della biodiversità – la popolazione reggiana di Cervo deriva con ogni probabilità dalla naturale espansione del nucleo di cervi presenti in alcune riserve naturali toscane nelle quali il Corpo Forestale dello Stato avviò negli anni ’60 un progetto di reintroduzione con rilascio di diversi individui. Questa popolazione si è successivamente spinta sempre più a nord superando il crinale appenninico per insediarsi nel versante reggiano del Parco nazionale ed in particolare nelle valli dell’Ozola e del Dolo. Il rilascio di alcuni cervi da parte dell’amministrazione Provinciale di Reggio Emilia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 ha rappresentato un ulteriore contributo all’espansione della specie che oggi è presente stabilmente anche all’esterno del Parco, ma con consistenze complessivamente ancora inferiori alle potenzialità del territorio. Proprio in questa fase il bracconaggio è probabilmente uno dei fattori critici che può ostacolare questo lento processo di espansione della popolazione”.
















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