“Caranval, Caranval, ogni dì e passa un màl e per quanc gh’in sìa Caranval ai bèuta via” (Carnevale, Carnevale, ogni giorno passa un male, e per quanti ce ne siano, Carnevale li butta via). Sono innumerevoli le filastrocche come questa e le tradizioni legate al tema del Carnevale che in Appennino si sono tramandate di generazione in generazione: una ricorrenza particolarmente sentita sulle nostre montagne, in quanto segna il passaggio tra l’inverno e la primavera.
La “Guida bibliografica del carnevale di tradizione dell’Appennino modenese e reggiano” ripercorre in 88 pagine la storia del carnevale nei territori appenninici modenesi e reggiani a partire dall’ottocento fino ai nostri giorni. La guida è curata da Gian Paolo Borghi, responsabile del Centro Etnografico del Comune di Ferrara, con la collaborazione di Giuliano Biolchini e Giorgio Mezzani. La pubblicazione è stata finanziata dal GAL Antico Frignano e Appennino Reggiano, dal Comune di Pavullo e dalle Associazioni culturali “In…Oltre” di Pavullo e “ISA – Istituto Superiore d’Aplomb” di Modena per un importo complessivo di 5.000 €.
“Le tradizioni, le filastrocche, le “mascherate”, i roghi propiziatori dell’ultima sera di carnevale, ma anche i riti legati all’Epifania: tutto questo viene ricostruito e ampiamente documentato nelle pagine della guida, suddivisa in due sezioni (una dedicata all’Appennino modenese e una all’Appennino reggiano) che si sviluppano seguendo un andamento cronologico – spiega Luciano Correggi, presidente del GAL -.
Questa pubblicazione dimostra la vivacità culturale del territorio montano nelle province di Modena e Reggio Emilia, tutt’altro che conosciuta al grande pubblico. Costituisce, poi, uno strumento per valorizzare appieno, in un’epoca di globalizzazione, le autentiche radici culturali delle genti del nostro Appennino”.
Il lettore scoprirà che l’Epifania in Appennino segnava l’inizio del periodo carnevalesco, durante il quale era lecito (tenuto conto delle possibilità finanziarie) partecipare a feste che terminavano con le tradizionali “Mascherate”.
A Verica di Pavullo, ad esempio, sull’Appennino modenese, ogni anno si tiene l’ormai classica “Mascherata”, che ha pure dato luogo alla costituzione di un gruppo folkloristico molto attivo in Italia e all’estero (i “Ballerini di Verica di Pavullo”). Qui in passato i festeggiamenti avevano il loro epilogo negli ultimi tre giorni di Carnevale, che coincidevano con domenica, lunedì e martedì, anche se la loro organizzazione iniziava con parecchio anticipo. Occorreva infatti programmare e stabilire i pilastri fondamentali per una buona riuscita di tutta la manifestazione: chi fossero le “Guide”, chi fossero i “Lacchè”, dove allestire il veglione di carnevale che per tradizione si teneva la sera del lunedì e durava tutta la notte, quali famiglie fossero in grado di “trattare”, cioè di ricevere la mascherata ed offrire ai partecipanti dolci casalinghi, vino freddo e vin brulè.
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A Gazzano invece, nel comune reggiano di Villa Minozzo, ogni anno viene ripresa l’antica tradizione della Befanata: da tempo immemorabile, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, un lungo corteo, formato da un’orchestrina e da un gruppo di cantori, si presenta a tutte le case del paese e delle borgate circostanti. Il messaggio canoro è portato è portato al padrone di casa dai cantori e i doni per i bimbi sono, invece, nelle gerle dell’asinello che la “Befana e il “Befanotto” letteralmente trascinano al seguito del festoso corteo.
Questi sono solo alcuni esempi dei numerosi riti e tradizioni che la guida ricostruisce, con dovizia di particolari grazie a ricerche e studi approfonditi. Il libro si chiude, infine, con un’appendice che raccoglie testi inediti e fotografie storiche che immortalano i momenti di festa delle “mascherate”.
La guida può essere richiesta gratuitamente presso le sedi del GAL (Sede di Modena tel. 059/821149, Sede di Reggio Emilia tel. 0522/610859), ma anche presso le Associazioni culturali “In…Oltre” di Pavullo e “ISA – Istituto Superiore d’Aplomb” di Modena (tel. 338/9293825).