Le banche modenesi non devono concentrarsi solo sulla finanza, ma aumentare la presenza e soprattutto la qualità del credito. Lo chiede la Fiba-Cisl (il maggiore sindacato dei lavoratori bancari), che si interroga sul rapporto tra banche e territorio modenese alla luce della profonda trasformazione in atto nel mondo del credito.
La Fiba ricorda che, con 494 sportelli bancari (dato a giugno 2007), Modena è la seconda provincia in Emilia-Romagna per presenza di istituti di credito. Negli ultimi cinque anni gli sportelli sono cresciuti del 14,88 per cento (fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia); contemporaneamente sono arrivate e continuano ad aprire nuove banche.
«Consideriamo questo periodo particolarmente foriero di novità e opportunità, ma anche pericoli – afferma il segretario provinciale della Fiba-Cisl di Modena Paolo Bellentani – Se è vero che la ripresa della competitività italiana si giocherà molto sui territori e sulle sinergie che banche ed imprese allacceranno a livello locale, è altrettanto vero che il numero degli istituti bancari in Italia si è ridotto, in seguito a processi di fusione ed incorporazione, dalle 970 aziende del 1995 alle 793 del 2006. L’esperienza poi ci insegna che, non sempre ma spesso, le grandi dimensioni comportano la perdita di relazioni con il territorio».
Secondo Bellentani nel settore bancario si assiste a uno sviluppo quale mai si è visto in altri settori dell’economia del nostro paese. «Crediamo sia legittima la tesi secondo la quale le banche, oggi, hanno un dovere di responsabilità nei confronti del tessuto economico del nostro paese, anche perché non tutti gli istituti operano secondo le medesime strategie industriali. Sintomatico è, a questo proposito, il rapporto percentuale tra Margine d’interesse (la componente dell’utile aziendale composto dal differenziale tra i tassi attivi e passivi), e Margine d’Intermediazione (totale delle entrate da impieghi e servizi), distinguendo due gruppi di aziende: “locali” e “non locali”».
Il segretario della Fiba-Cisl spiega che per banche locali si intendono, per convenzione, quelle a dimensione provinciale, le quali ricavano la maggior parte dei loro utili dalle attività più tradizionali. Viceversa le banche che operano su mercati più ampi diversificano meglio il prodotto, ma guardano, oggettivamente, con meno interesse alle economie locali. «Ci pare che questa scommessa, che gli istituti locali hanno voluto, o dovuto, giocare, abbia portato risultati; se consideriamo le sofferenze come un indice della qualità del credito, notiamo facilmente quanto il livello delle stesse, per le banche locali, sia nettamente inferiore, rispetto a quello della banche non locali. Non basta, però, – avverte Bellentani – dire “banca locale” per identificare automaticamente azioni positive, opportunità di sviluppo, legami con il territorio. Anche nella nostra provincia ci sono progetti che non necessariamente ricercano il rapporto con il tessuto produttivo».
Il segretario dei bancari della Cisl ricorda che Modena è collocata al settimo posto, su scala nazionale, per il livello di efficienza dell’intermediazione creditizia; quindi, per chi volesse “fare banca” vicino al territorio, le opportunità ci sono. «Per questo – conclude – valutiamo con interesse il ritorno del credito cooperativo, da molti anni quasi assente nella nostra provincia».
Principali indicatori economici
Con una ricchezza media prodotta da ogni cittadino pari a 31.920 euro, nel 2005 Modena era al quarto posto in Italia nella graduatoria provinciale sul Pil pro capite. La stessa posizione occupata anche nella classifica del Prodotto interno lordo, che nella nostra provincia ammontava due anni fa a 18,9 miliardi di euro, con una crescita di 4,6 miliardi (+ 32 per cento) rispetto al 1998.
Nello stesso periodo (1998-2005) il rapporto Pil-impieghi bancari è passato da 0,69 a 1. Ciò significa che nel 2005 per ogni euro di ricchezza prodotta ne è stato richiesto uno alle banche sotto forma di prestiti, mutui, conti correnti, fidi ecc. L’analisi economico-finanziaria condotta dal sindacato Fiba-Cisl di Modena rivela che il Pil della nostra provincia presenta un costante incremento; nella stessa misura aumenta anche il rapporto Pil-impieghi bancari, a significare un continuo investimento dei risultati della produzione. La stragrande maggioranza degli impieghi (quasi 14 miliardi di euro) è andata alle imprese, seguite dalle famiglie consumatrici con circa 2 miliardi di euro. Molto distaccate le ditte individuali, le società finanziarie e assicurative, le amministrazioni pubbliche. Per quanto riguarda la presenza delle banche sul territorio, Modena passa dai 335 sportelli aperti nel 1997 ai 494 esistenti al 30 giugno 2007. In pratica c’è stato un aumento del 48 per cento in dieci anni. È interessante analizzare l’andamento per gruppi dimensionali. Se nel ‘97 le banche società per azioni possedevano il 38 per cento di sportelli in più rispetto alle popolari, adesso il rapporto è di oltre due sportelli di banche spa per ogni sportello di banche popolari. Questo è avvenuto in seguito alle incorporazioni e fusioni che hanno trasformato la dimensione delle banche presenti nel Modenese. È rimasto sostanzialmente invariato e limitato nella sua presenza il credito cooperativo, che a fine 2006 contava appena dieci sportelli, ma che annuncia nuove aperture nel 2008.