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“Il Crepuscolo dell’anima”, giallo dagli effetti collaterali

Mistero e suspance incontrano il soprannaturale, dando vita ad una trama ricca di colpi di scena. Si legge in un fiato “Il Crepuscolo dell’anima”, opera prima della giornalista modenese Manuela Fiorini, edito dalla Giraldi Editore di Bologna, in questi giorni nelle librerie.

Garreth McNamara è un psichiatra americano di mezza età con uno studio ben avviato nella città di Seattle. La sua esistenza trascorre in maniera tranquilla, almeno finché la sorte non affida alle sue cure James McKellys, un giovane avvocato dalle tendenze suicide che afferma di avere dentro di sé due anime, la sua e quella del fratello gemello. Dopo un efferato omicidio, il cui movente è da ricercarsi nella scoperta di un segreto inconfessabile, toccherà proprio a Garreth indagare nei meandri della mente e nel passato del suo paziente. Un viaggio che, tra amicizie profonde, delitti e segreti, lo porterà a contatto con la cultura pellerossa e con un misterioso sciamano, che sembra avere scoperto il segreto dell’immortalità.

“Nel “Crepuscolo dell’anima” – ha detto Manuela Fiorini – ho voluto sviluppare una mia versione del tema del “doppio”, un filone letterario che ha origini molto antiche. Ho voluto, poi, insinuare, nel lettore, il dubbio se la vicenda di James McKellys corrisponda o meno alla verità dei fatti. Un dubbio che è implicito anche nel titolo. Il crepuscolo, infatti, è quel momento indefinito della giornata in cui la luce e le ombre si fondono e si confondono, i contorni si sfumano e anche il confine tra quello che è reale e ciò che non lo è diventa sempre più labile. I dubbi di Garreth vogliono essere quelli del lettore. Dubbi che nemmeno il finale riesce a sciogliere del tutto”.

Nel commento introduttivo, il critico Alberto Bertoni ha definito l’opera prima di Manuela Fiorini un “libro di effetti collaterali, di echi e suggestioni, che muove in primo luogo da un presupposto di grande fiducia nella parola narrativa”. Una fiducia che “riguarda la possibilità di stendere un ponte efficace fra l’oggettività del mondo e la facoltà rianimatrice del ricordo, della vita parallela e del dialogo con gli assenti e con i morti”.
Un testo in cui l’immaginazione riveste un ruolo dominante ed accende “un rapporto di cooperazione tutta positiva fra l’esuberanza polimorfica della voce narrante e l’avventura di un lettore coinvolto nel profondo. Ed è, questa, un’ acquisizione davvero produttiva, entro il panorama asfittico della nostra narrativa di oggi”.
Il romanzo si completa idealmente con i “Racconti nel cassetto”, brevi esercizi di narrativa che indagano e sperimentano alcuni aspetti dei grandi temi universali della morte, del tempo e dell’anima, senza avere, comunque, la pretesa di darne un’interpretazione definitiva. Anche nei racconti è il soprannaturale che irrompe nella vita reale e sconvolge l’esistenza dei protagonisti, proprio quando essi sembrano avere trovato una risposta ai dubbi della vita.

Manuela Fiorini, nasce a Modena il 27 marzo 1975. Dopo il liceo scientifico, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna. Nel 1999, si laurea in Lettere Moderne, discutendo la tesi in Storia della Letteratura Italiana Moderna. Dopo l’Università, inizia a collaborare con alcuni periodici e con riviste nazionali di turismo. E’ iscritta all’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna. Attualmente, collabora con la cooperativa di giornalisti Comunica e fa parte della redazione di alcune riviste e periodici, tra cui il settimanale Nostro Tempo.
















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