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In Emilia Romagna l’80% delle violenze sulle donne avviene in casa

Straniera, 35 anni con figli minori, subisce violenza tra le mura domestiche. E’ questo
l’identikit medio della donna maltrattata in Emilia Romagna, che emerge dal studio elaborato sulla base dei dati di accoglienza delle Case delle donne, dei Centri antiviolenza e degli altri soggetti pubblici e privati che hanno accolto donne che hanno subito violenza nell’anno 2005.


Il volume verrà presentato domani, nella sala polivalente della Regione Emilia Romagna, in viale Aldo Moro a Bologna, nel corso di un seminario intitolato ‘Scegliere la libertà: affrontare la violenza‘.

L’incontro è organizzato dall’assessorato regionale alle Politiche sociali e sarà aperto alle 9.30 dall’intervento dell’assessore Anna Maria Dapporto.

Più in dettaglio, da una prima elaborazione del monitoraggio, risulta che nel 2005 sono state 1.419 le donne ospitate nei centri di accoglienza, fra cui 531 straniere, di una fascia d’età prevalente compresa fra i 30 e i 39 anni. L’80% ha figli, in grande maggioranza minorenni.

Le violenze subite, invece, si consumano soprattutto tra le mura domestiche e comprendono quelle di carattere psicologico come
insulti, denigrazioni oltre a varie forme di limitazione della libertà personale, cui si aggiungono violenze fisiche e sessuali, ma anche quelle economiche, come il controllo del salario e l’impedimento a cercare un lavoro.

L’impegno della Regione per offrire a queste
vittime un percorso di uscita dalla violenza, spesso difficile sia a causa dei comportamenti persecutori del partner o ex compagni, sia per
difficoltà materiali, si è concentrato in particolare sulla messa in rete e il supporto alle Case e ai Centri Antiviolenza, in cui le donne maltrattate possono trovare consulenza, ascolto, protezione e aiuti concreti. A questo si aggiungono le iniziative finalizzate alla formazione di operatori sanitari, sociali, forze dell’ordine e operatori del terzo settore, impegnati ad assistere le donne che si rivolgono ai presidi territoriali. Lo sforzo dell’ente per combattere il fenomeno ha compreso, infine, una campagna di sensibilizzazione e informazione per diffondere il più possibile la consapevolezza che sul territorio
esistono strutture cui potersi rivolgere in caso di bisogno. La campagna, veicolata da un poster stampato in 7 lingue (fra cui inglese, spagnolo, francese, russo, arabo), spiega come contattare un centro antiviolenza e porta elencati in forma chiara i numeri di telefono di tutti i centri del coordinamento regionale.

















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