“Donne immigrate al lavoro, tra autonomia e integrazione” è il titolo del convegno in programma per domani pomeriggio alle ore 16,30 nell’Aula Magna dell’Università “Pietro Manodori” in viale Allegri 15 a Reggio Emilia. L’iniziativa – promossa dall’assessora provinciale alle Pari Opportunità Loredana Dolci e dalle Consigliere di parità Natalia Maramotti e Donatella Ferrari, in collaborazione con il Comune di Reggio – sarà l’occasione per raffrontare i dati locali con un’analisi sull’immigrazione a livello nazionale.
A partire dal volume, edito da Carocci, “Protagoniste silenziose, il volto e il vissuto delle donne immigrate a Reggio Emilia” scritto dalla sociologa e ricercatrice Catia Iori, che presenterà il suo testo ricco di dati, interviste e testimonianze sulla condizione femminile delle immigrate.
“Snidare dall’ombra i loro volti, toccare le loro emozioni, percepire le loro vite – afferma l’autrice – è stato il filo conduttore dell’inchiesta che mi auguro si traduca in un’offerta di servizi più congrua e in un approccio meno pregiudiziale, in un modello di convivenza che lasci spazio all’accoglienza e alla comprensione reciproca. Con questo libro ho voluto dar voce a chi non ne ha, con l’obiettivo di informare e far conoscere per spezzare la sindrome dell’assedio che minaccia una vera integrazione”.
Dopo l’introduzione delle Consigliere di parità e i saluti di Antonella Spaggiari, Presidente della Fondazione Manodori, a discutere delle scottanti problematiche che ruotano intorno ad immigrazione e nuove povertà saranno Marcella Corsi, docente di Scienze Economiche dell’Università La Sapienza di Roma, Gianmarco Marzocchini, direttore della Caritas di Reggio Emilia-Guastalla, gli assessori provinciali Loredana Dolci e Marcello Stecco e l’assessore alla Sicurezza e Coesione sociale del Comune di Reggio Emilia Franco Corradini.
Il convegno, che sarà concluso da Donatella Linguiti, Sottosegretaria del Dipartimento Diritti e Pari Opportunità, prevede anche le testimonianze di alcune donne immigrate tra cui Nadia Ammoumi (Marocco), Rahel Kay (Ghana) e Inayete Myratay (Albania), Darjania Ketevan (Georgia).
Il libro
Protagoniste silenziose
Il volto e il vissuto delle donne immigrate a Reggio Emilia
Di Catia Iori – Carocci editore, 2007
Sottrarre le donne immigrate a Reggio Emilia al silenzio e all’estraneità in cui sono relegate vuole essere il primo obiettivo del libro-inchiesta di Catia Iori, che si apre al confronto e alla comunicazione, libera da stereotipi, che è poi il primo passo verso una relazione autentica, da intendersi come premessa ad ogni vera integrazione. Sono tante le donne immigrate avvicinate, talora invisibili perché lavorano nel quotidiano divenire di una routine scontata, talaltra silenziose perché avvolte da una fitta coltre di anonimato che rischia di soffocare le loro voci in una miriade di statistiche e di semplici catalogazioni etniche.
Al di là dei meri aspetti legati ai permessi di soggiorno, ai ricongiungimenti familiari, alle soluzioni abitative, il volume indaga sulla condizione umana di centinaia di donne, che spesso si presentavano agli incontri con la ricercatrice accompagnate dai rispettivi coniugi per paura, per incapacità di capire gli scopi di questo “straordinario” interesse.
Dai racconti delle migranti emergono analogie di esperienze con il resto d’Italia, ma anche peculiarità tutte locali, sempre in bilico tra belle parole e angosce personali di confronto. Valgano, per tutte, le parole di Mariam, giovane etiope di ventinove anni, che conosce quattro lingue e sta cercando nella nostra città un’occupazione non solo per lavorare ma per “crescere personalmente”. Mariam ci fa notare che “non siamo ancora pronti a vivere in una società integrata. Per voi – spiega con sofferenza – albanesi, nigeriani, marocchini sono tutti extracomunitari, mentre ogni persona con la sua storia personale è un caso a sé, unico e irripetibile”. Come non darle ragione? E’ su questa capacità di sguardo cosmopolita e laico che si gioca la sfida del nostro futuro, capace di costruire dialogo, convivenza e rispetto, gli unici valori che trascinano la civiltà di un paese.