Chi può ricevere informazioni sullo stato di salute di un paziente ricoverato in ospedale, chi è autorizzato a leggere le cartelle cliniche? Oppure, come devono essere gestiti, all’interno delle strutture sanitarie, i minori, gli anziani, i disabili e le persone sottoposte a terapie particolarmente invasive? A queste domande, che riguardano il rispetto della privacy nell’ambito della sanità, risponde il nuovo opuscolo preparato dal Garante per la protezione dei dati personali.
Si intitola “La protezione dei dati personali: dalla parte del paziente”, il depliant in distribuzione a COM-PA, pensato per far conoscere ai cittadini quali sono i cosiddetti “dati sensibili”, i dati personali che rivelano lo stato di salute delle persone. E che devono essere protetti per garantire la più assoluta riservatezza e il rispetto della dignità ai cittadini che entrano in contatto con medici e strutture sanitarie.
Un opuscolo dalla struttura semplice, con domande chiare e risposte altrettanto lineari. Si apprende, quindi, che le liste dei pazienti in attesa di intervento non possono essere affisse nei reparti in luoghi visibili a tutti, così come, nelle sale d’attesa degli ospedali, le persone possono essere chiamate con il proprio nome scandito ad alta voce (i medici di base, invece, possono chiamare per nome i propri pazienti).
Quando un cittadino viene portato al pronto soccorso o ricoverato in ospedale, poi, la struttura sanitaria può dare informazioni sul suo stato di salute, anche per telefono, solo a persone “legittimate”, che possono essere parenti, familiari, conviventi, conoscenti o personale volontario. Il paziente, però, deve essere preventivamente informato e poter decidere a chi far sapere notizie di sé.
Le fasce deboli (minori, anziani, disabili) e i pazienti sottoposti a terapie particolarmente invasive hanno diritto a una particolare attenzione: nei reparti di rianimazione, per esempio, la visibilità del malato deve essere il più possibile limitata ai soli familiari e conoscenti.
Anche di questo si tratterà alla seconda edizione della “Giornata della protezione dei dati personali” indetta a livello europeo il 28 gennaio prossimo. Per celebrare l’appuntamento, il Garante italiano ha deciso di puntare soprattutto sui giovani, perché sono i più esposti ad un uso illecito dei loro dati personali e spesso meno consapevoli dei pericoli che l’utilizzo delle nuove tecnologie comporta.