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VIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Medicina delle Catastrofi

Dall’attentato dell’Italicus del 1974, fino all’esplosione di gas di San Benedetto del Querce-to del 2006 si sono registrati, in provincia di Bologna, tra morti e feriti, 1628 vittime. La storia recente della sanità bolognese registra, quindi, numerosi episodi nei quali la cittadi-nanza ed i Servizi di Soccorso, con l’Ospedale Maggiore in testa, si sono dovuti confrontare con scenari di emergenza di massa.

Tra le maxi emergenze bolognesi, la strage del 2 agosto 1980 rappresenta indubbiamente l’episodio più drammatico e conosciuto per l’elevato numero di morti e feriti. Di certo è stato l’episodio che, più di altri, ha spinto a pensare e progettare strategie adeguate di rispo-sta agli eventi catastrofici.

Un evento viene definito catastrofico quando vi è sproporzione tra le persone da soccorrere e la scarsa disponibilità sia di mezzi sia di soccorritori, spesso anch’essi colpiti dalla stessa calamità. Talora la macchina dei soccorsi rischia di essere rallentata dalla frammentazione delle competenze e delle modalità operative delle diverse componenti che agiscono sulla scena di una maxiemergenza.

L’VIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Medicina delle Catastrofi (AIMC) che si svolge a Bazzano dal 8 al 10 novembre presso la Sala Polivalente Cinemax, Viale Carducci 36, si è posto come obiettivo l’identificazione di regole precise ed univo-che di comportamento da applicare durante le operazioni di soccorso, in caso di cata-strofe, che significa ottimizzare gli interventi per salvare il maggior numero possibile di vi-te umane.

L’AIMC in tutto ciò gioca un ruolo fondamentale. Nata nel 1987, rappresenta sin dalla sua fondazione un riferimento unico per i soccorritori in quanto promotrice di formazione mira-ta. A tal proposito va segnalato che, parallelamente al convegno, sono previsti corsi specifi-ci che dimostreranno ai partecipanti come può essere complesso gestire i soccorsi sanitari in caso di catastrofe. L’avvertire tale difficoltà diventa spesso il passaggio fondamentale per capire quanto sia necessaria una adeguata formazione.

“Stabilito che il punto di partenza è la formazione – dichiara Giuseppe Grana, direttore della Struttura Complessa di Pronto Soccorso ed Emergenza Territoriale (118) dell’area Sud di Bologna – occorre dar seguito alla fase di pianificazione, ovvero predisporre un pia-no sulla base della dottrina acquisita. Solo a questo punto si apre la terza fase, quella dell’operatività, in cui sapere ed esperienza concorrono all’ottenimento di risultati di eccel-lenza. La quarta fase del percorso ideale comprende l’azione di comando e controllo, indi-spensabile per amalgamare le fasi precedenti e consentire l’ottimizzazione dei risultati”.

La formazione deve anche tener conto che le operazioni di soccorso sanitario si svolgono in due ambienti sequenziali, ma diversi tra loro. I soccorsi sul campo, di competenza del Si-stema di Emergenza 118 e l’accettazione dei feriti negli ospedali: fasi che richiedono un approccio simile ma non uguale e che devono essere ottimizzate con conoscenze ed azioni diverse.

L’Azienda USL di Bologna, tramite il proprio Sistema 118, da anni ha recepito le linee guida della Medicina delle Grandi Emergenze e le ha trasformate in formazione per il pro-prio personale sanitario. Non è un caso che in Italia l’unica “camera fumi” tecnologicamen-te avanzata in dotazione ad una Unità Operativa di soccorso sanitario territoriale, sia ubica-ta nell’Azienda USL di Bologna.

Centro di addestramento del 118 di “Lama di Setta” – Azienda USL di Bologna
Il centro di Lama di Setta del Servizio di Emergenza Territoriale Sud dell’Azienda USL di Bologna è specializzato nell’addestramento a tecniche di salvataggio in situazioni partico-larmente complicate come il soccorso in galleria o in quota: grazie alle esercitazioni in ca-mera fumi, il personale impara ad utilizzare i dispositivi di protezione individuale per muo-versi e orientarsi anche in situazioni critiche come la presenza di fumo che annulla la visibi-lità e riduce la respirabilità dell’aria; in un apposito corso impara, inoltre, ad utilizzare gli “imbraghi” per soccorrere in sicurezza persone precipitate in scarpate e dirupi. A questi corsi si sono aggiunti, recentemente, anche quelli per la gestione delle maxiemergenze.
Il centro di addestramento garantisce la “formazione continua” non solo degli operatori del 118 di Bologna che prestano servizio nei territori in cui sono ubicati i cantieri per la realiz-zazione delle grandi opere pubbliche in corso di realizzazione sull’Appennino tosco-emiliano (tratta ferroviaria Bologna – Firenze ad alta velocità il cui tracciato si sviluppa in galleria per oltre 80 Km e i cantieri per l’adeguamento dell’Autostrada del Sole tra Bologna e Firenze) ma anche di operatori provenienti dal resto della Regione. Ogni anno vengono organizzati nel centro oltre 120 corsi, tra addestramento e aggiornamento, rivolti anche alle squadre di soccorso delle imprese impegnate nella realizzazione delle gallerie appennini-che.

















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