Va avanti l’inchiesta per la morte del neonato avvenuta il 2 ottobre scorso all’ospedale Maggiore di Bologna, mentre è destinato all’archiviazione il fascicolo che il pm Luca Tampieri aveva aperto per fare luce sul ritardo di quattro giorni con cui l’ospedale aveva segnalato il decesso all’autorità giudiziaria.
Il magistrato aveva ipotizzato i reati di omissione di rapporto e omissione di referto a carico del direttore sanitario e del direttore del reparto in cui è avvenuto il fatto.
Per quella morte, secondo i primi riscontri dell’autopsia causata da un’asfissia dovuta a una sofferenza fetale, sono indagati sette medici: due ginecologi, un anestesista e quattro ostetriche. Per tutti il reato ipotizzato è l’omicidio colposo, ma se la perizia stabilisse che la morte è sopraggiunta prima del parto si tratterebbe allora di aborto colposo.
La gestante era in anestesia epidurale e veniva monitorata con il tococardiogramma su cui sono state registrate tutte le funzioni vitali del neonato che presentava il cordone ombelicale avvolto intorno al collo.
Da lì sarà possibile capire quando è insorta la sofferenza fetale e, sulla base dei tempi dell’intervento, valutare se ci sono stati o meno ritardi da parte dell’equipe medica.
Secondo la querela presentata dai familiari il rallentamento dei battiti del feto si sarebbe registrato già a partire dalle 23 della sera del primo ottobre, mentre la decisione di procedere al parto cesareo sarebbe stata presa solo alle 2,30 del 2 ottobre. Un ritardo, sempre secondo la denuncia di quasi quattro ore.
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Reg. Trib. di Modena il 30/08/2001
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