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Sparatoria Colombaro: 5 marocchini in manette

Sono tutti rinchiusi nel carcere Sant’Anna di Modena i cinque marocchini, tutti regolari e residenti tra Sassuolo e Pavullo, che nella notte tra sabato e domenica hanno seminato il panico tra Formigine e Sassuolo sparando due colpi in aria, uno ha ferito alla spalla il 33enne Gianluca Ferrari ed un altro ha ucciso il cane del 25enne Gabriele Manzini.

In carcere con le accuse di tentato omicidio, rapina e sequestro di persona sono finiti Lafdali Mustafà, 30 anni residente in una frazione di Pavullo, Fettah Anass, 30 anni, Adil Barguig Brick Adil, 24 anni, ed un minorenne di 18, questi ultimi quattro risiedono tutti a Sassuolo; i quattro maggiorenni hanno tutti precedenti per spaccio di droga o reati contro il patrimonio, è invece incensurato il minorenne.
La vicenda è avvenuta a sabato notte verso le 2.30 a Colombaro quando i quattro a bordo di una Ford Escort, di proprietà di un’italiana che doveva venderla ad uno di loro, hanno prima aggredito il 33enne Gianluca Ferrari, a cui Fettah Anass ha sparato quando ha cercato di fuggire, poi hanno assalito il 25enne Gianluca Manzini a cui hanno rubato l’auto, un’Alfa Gt, con cui poi sono fuggiti in direzione del reggiano terminando la loro corsa a Casalgrande contro un guard rail.


A mettere i Carabinieri di Sassuolo e del Nucleo Radiomobile sulle tracce dei cinque è stato il ritrovamento, all’interno della Ford Escort, di una impegnativa per una visita medica intestata ad un familiare di uno di loro. I cinque sono stati arrestati nella notte tra domenica e lunedì a Sassuolo, entro 24 ore dai fatti, ed hanno già ammesso le loro responsabilità, non si esclude che al momento dei fatti fossero sotto l’effetto di droga o alcol, di certo, fanno sapere i Carabinieri, erano in uno stato alterato e non si rendevano conto della gravità di ciò che stavano facendo.


La pistola utilizzata dai magrebini non è stata ancora ritrovata, si tratterebbe di un revolver 357 Magnum rubata da un’abitazione, le indagini proseguono per risalire a chi ha fornito l’arma ai ragazzi ed anche la posizione di altre persone che potrebbero averli aiutati è al vaglio dei Carabinieri; al momento i cinque sono ancora in stato di fermo ma gli elementi contro di loro sono tali che si trasformerà in arresto.


Oltre ad esprimere soddisfazione per i tempi brevi delle indagini il Colonnello Marco Rizzo, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Modena, ha sottolineato come l’utilizzo di una pistola da parte di un gruppo di magrebini sia un’assoluta novità, “ad usare armi sono solitamente bande composte da italiani o persone dell’est Europa – ha detto Rizzo – siamo di fronte ad episodi molto cruenti che non rientrano nel loro modus operandi”.
















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