In relazione ai casi di infezione virale nella
provincia di Ravenna, il Ministero della Salute, l’Istituto superiore di sanità, la Regione Emilia-Romagna e l’Asl di Ravenna precisano quanto segue.
A partire dalla metà del mese di agosto sono stati riscontrati, in un area molto circoscritta dell’Emilia-Romagna, corrispondente a due frazioni dell’entroterra ravennate, diversi casi di malattia che facevano supporre, per le loro caratteristiche sintomatologiche, la presenza di un’infezione virale.
I risultati preliminari degli esami di laboratorio eseguiti dall’Iss su campioni biologici delle persone colpite indicano come possibile causa del
focolaio epidemico il virus Chikungunya; la conferma definitiva è attesa per le prossime ore.
Il punto della situazione è stato fatto dall’Assessorato alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, dall’Istituto superiore di
sanità, dalla Azienda Usl di Ravenna e dal Ministero della Salute, che hanno concordato sull’interpretazione dei dati epidemiologici, clinici, di
laboratorio, nonché sulle azioni già intraprese e sulle future.
Il virus chiamato in causa appartiene al Gruppo degli Arbovirus; il serbatoio dell’infezione è rappresentato dall’uomo, mentre i vettori di
trasmissione sono alcune specie di zanzare, presenti anche nel nostro Paese.
Il virus Chikungunya provoca una malattia moderata, con sintomatologia febbrile, brividi, mal di testa e importanti dolori articolari e
muscolari; frequentemente è presente anche un’eruzione cutanea, ed in alcuni casi anche sintomi gastrointestinali. L’andamento è benigno e la malattia si risolve spontaneamente in pochi giorni senza terapia specifica, anche se i dolori articolari possono persistere a lungo e
richiedere trattamento sintomatico; in persone anziane, o con importanti patologie concomitanti, possono essere possibili gravi complicanze, così
come avviene per altre malattie virali quali l’influenza.
L’infezione non si trasmette per contatto diretto tra uomo e uomo o per via aerea, ma a seguito di punture da parte di zanzare infette.
La malattia è diffusa allo stato endemico in paesi africani ed asiatici che si affacciano sull’Oceano Indiano; in tempi recenti si sono avute in
quelle zone estese manifestazioni epidemiche, controllate soprattutto grazie ad interventi di prevenzione ambientale.
Ogni anno nei Paesi europei, inclusa l’Italia, vengono registrati numerosi casi di importazione di tale malattia, senza che ciò determini lo
sviluppo di epidemie. A tale proposito, già lo scorso anno il Ministero della Salute aveva prodotto una circolare per la sorveglianza epidemiologica del virus della Chikungunya.
In questo caso, la concomitanza di fattori quali l’alta densità della popolazione di zanzare e le caratteristiche climatiche ed ambientali hanno
favorito l’insorgenza di un focolaio epidemico in presenza di persone infette.
Gli interventi efficaci per la prevenzione ed il controllo della diffusione dell’infezione si basano infatti sulla eliminazione del vettore
(soprattutto le zanzare del genere Aedes, come ad esempio la Albopictus, o zanzara tigre) e sulle misure di protezione individuale, quali l’uso di
repellenti cutanei e zanzariere, che impediscano il contatto tra le persone e gli insetti.
Non esiste allo stato un vaccino specifico nei confronti del viurs Chikungunya, ed anche la terapia è aspecifica, basata sull’impiego di
antipiretici ed antidolorifici.
Dall’inizio dell’epidemia l’Azienda Usl di Ravenna ha effettuato un monitoraggio stretto della situazione, ed inviato ai fini della diagnosi eziologica tutti i campioni biologici all’Istituto superiore di sanità,
nonché all’Istituto zooprofilattico di Reggio Emilia; sono stati anche disposti trattamenti di disinfestazione a tappeto.
La diffusione della malattia appare in fase decrescente, non essendo stati ad oggi registrati nuovi casi da alcuni giorni. Tutto fa pensare che gli
interventi immediati e adeguati abbiano contrastato la progressione della diffusione della malattia, contribuendo a circoscriverla nel tempo e nello spazio.
Rimane il fatto che le malattie trasmesse da vettori sono un problema di sanità pubblica che può diventare emergente anche nei Paesi sviluppati,
come conseguenza della globalizzazione, che rende più rapida e intensa la mobilità internazionale di merci e persone: viaggi esotici, commercio
internazionale e fenomeni migratori.
Il Sistema sanitario nazionale e regionale sono comunque impegnati in un attento monitoraggio e nelle attività di sorveglianza epidemiologiche e
ambientali, nonché nell’informazione all’opinione pubblica circa l’evoluzione della situazione.
Nella Regione Emilia-Romagna è attivo da anni un programma di controllo dell’infestazione da zanzara tigre, realizzato in collaborazione con i
Comuni; tutte le informazioni relative a come proteggersi, agli interventi ambientali in atto e alla presenza degli insetti nelle diverse aree regionali sono disponibili sul sito
Zanzara tigre on line.
Per ogni ulteriore informazione sono poi a disposizione dei cittadini il numero verde regionale (800 033 033), i Dipartimenti di sanità pubblica
delle Aziende sanitarie della Regione Emilia-Romagna e il numero del Ministero della Salute (06-59943307).