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Rifiuti Forlì: Legambiente si costituirà parte offesa

Legambiente Emilia Romagna ha dato mandato ai
propri legali di presentare la richiesta di essere ammessa come parte offesa nella vicenda che vede in stato di arresto un’azienda forlivese in quella che appare come un nuovo episodio
“ecomafioso”.

Ne dà notizia una nota dell’associazione che annota anche come si sia di fronte ad una sequenza che vede i carabinieri (pochi e troppo spesso da soli) indagare su traffici, sulla cui entità e caratteristica proseguono gli accertamenti, ma che fin d’ora sembra preoccupante e vede coinvolgere – insieme con aziende del settore che si occupano di smaltimenti – anche altre imprese che – secondo le indagini – avrebbero affidato i loro rifiuti senza chiedere le necessarie garanzie; pubbliche autorità che di fronte agli arresti dichiarano “chissà perchè”, che questi sono la dimostrazione che ci sono “controlli rigorosi del territorio”, aziende che gestiscono lo smaltimento finale che si affrettano a dichiararsi “parte offesa”.

In realtà – prosegue la nota di Legambiente – anche questo episodio – dopo quelli recenti di Ferrara e Bologna – dimostra ancora una volta che la Regione Emilia Romagna è investita in pieno da
pratiche illegali che colpiscono l’ambiente, la
qualità delle acque, la salute dei cittadini e
costituiscono una vera e propria turbativa di un
mercato in cui sono presenti anche aziende sane e
corrette che vengono danneggiate da comportamenti “ecomafiosi”.

Al di là delle difese d’ufficio – conclude Legambiente – anche stavolta risulta chiaro che i
controlli sulle attività che presentano rischi per l’ambiente sono insufficienti in tutto il territorio regionale. Al di là dell’encomiabile lavoro del nucleo ambientale dell’Arma dei Carabinieri va evidenziata l’insufficienza del sistema dei controlli. Negli ultimi 10 anni – ad esempio – l’Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente (ARPA) ha visto il raddoppio delle richieste degli Enti Pubblici di pareri sulle varie attività. Si è passati da 8.000 a oltre 16.000 in tutta la regione) mentre i controlli
reali sono addirittura diminuiti. Erano circa 8 mila nel 1996 e sono rimasti gli stessi a 10 anni
di distanza. La realtà è quindi che nonostante
l’impegno della dirigenza dell’agenzia i funzionari e tecnici che dovrebbero fare i controlli sono stati indirizzati verso la compilazione di scartoffie spesso inutili e scontate a scapito del fabbisogno di controllare dal vivo una situazione che stava sfuggendo di mano. C’è evidentemente qualcosa che non torna e che deve preoccupare seriamente il sistema pubblico della regione, delle province e dei comuni che devono affrontare con urgenza quella che si presenta come una vera e propria emergenza”.
















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