lunedì, 6 Maggio 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeAmbienteSalpa oggi da Cremona la terza edizione di 'Goletta del Po'





Salpa oggi da Cremona la terza edizione di ‘Goletta del Po’

Salpa oggi da Cremona la terza edizione di Goletta del Po, l’iniziativa di Legambiente che pone al centro della sua azione la tutela e la salvaguardia del Fiume Po. Nell’edizione 2007 della discesa lungo il Grande Fiume si navigherà a bordo di una house-boat che sabato 1 settembre approderà a Porto Barricata sul Delta del Po.

Con il contributo di ARPA Emilia-Romagna e attraverso la sua struttura di ricerca Oceanografica Daphne, saranno effettuati oltre 20 campionamenti d’acqua per ricercare i macronutrienti (azoto, fosforo, ecc), responsabili dell’eutrofizzazione dei corsi d’acqua e rilevare la penetrazione del cuneo salino nelle acque del fiume. A dare il via all’iniziativa la conferenza stampa che questa mattina ha visto seduti allo stesso tavolo il presidente della Provincia di Cremona Giuseppe Torchio, Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia, l’assessore all’Ambiente di Cremona, Carlo Dal Conte e Massimo Becchi, portavoce di Operazione Po 2007, introdotti dal presidente del circolo cremonese di Legambiente Renato Guizzardi.

“Il Po è il fiume più sfruttato d’Italia – dichiara Massimo Becchi, Segretario Regionale
Legambiente Emilia Romagna e portavoce di
Operazione Po 2007 – problema prioritario è la
mancanza di una politica unitaria sulla gestione
della idrologia del fiume e dei suoi tributari, anche a causa dei troppi enti ed istituzioni anche locali che, con scarsi risultati, cercano di porre mano alle piene e ai momenti di scarsa portata. Inoltre troppa acqua viene prelevata, in particolare per usi irrigui, rispetto a quello che arriva dal sistema alpino, vero serbatoio del fiume grazie ai ghiacciai e agli invasi lacustri e idroelettrici, così quello che arriva in Emilia è un fiume ormai altamente inquinato e con portate ben al di sotto della media storica”.

E da Legambiente arriva subito anche la richiesta
di abbandonare ogni indugio sull’istituzione del
Parco del Po a Cremona: per questo l’associazione
chiede al capoluogo provinciale di seguire
l’esempio del confinante comune di Gerre De
Caprioli, centro di 1000 abitanti che da anni è
l’ente gestore del Parco d’Interesse
Sovracomunale (PLIS) del Po e del Morbasco, con
350 ettari di superficie tutelati da un piano di
gestione che garantiscono al territorio interventi di valorizzazione e vigilanza, ad esempio attraverso interventi di forestazione e rinaturazione nelle golene.

“Quello del Po è l’anello mancante del sistema
dei parchi regionali in Lombardia – dichiara
Damiano Di Simine, presidente Legambiente
Lombardia -. A differenza del Piemonte, che ha
istituito tre parchi regionali lungo l’intero corso del fiume a partire dalle sue sorgenti, nella nostra Regione si fanno molte dichiarazioni d’amore per il Po a cui conseguono ben pochi atti e progetti per rilanciare l’importanza ed il valore, anche turistico, che potrebbe derivare da una politica di tutela e valorizzazione delle terre del grande fiume, che puntualmente ad ogni estate si riduce ad un colatoio di poche acque drenate dai campi, e per di più inquinate da reflui zootecnici, civili e industriali”.

La tappa cremonese di Operazione Po è stata anche l’occasione per tornare a parlare della vicenda TAMOIL, montata in questi mesi con il
ritrovamento di residui oleosi nelle acque delle
piscine cremonesi e le indagini dei Carabinieri
che hanno portato al dissotterramento di 12 fusti
interrati nel recinto della raffineria. Legambiente torna a denunciare l’eccessiva e prolungata tolleranza da parte degli Enti territoriali e la confusione di ruoli delle strutture di controllo, che hanno evidentemente sottovalutato il rischio ambientale e sanitario di una raffineria che copre, da sola, ben 710.000 metri quadri di territorio cremonese, immediatamente alle spalle dell’argine maestro. Per uscire dalla attuale situazione di grave confusione, l’associazione ha chiesto che venga urgentemente attivato un tavolo di lavoro sui rischi connessi agli inquinamenti chimici della
raffineria e agli altri insediamenti industriali
dell’area cremonese, aperto alla partecipazione
dei diversi portatori di interesse, a cominciare dagli ambientalisti.

“La nostra richiesta è quella di passare al
setaccio tutta l’area e il ciclo produttivo, a
cominciare dal sottosuolo all’interno e all’esterno del recinto industriale – conclude Renato Guizzardi, Presidente di Legambiente Cremona -. Vogliamo trasparenza sui dati della caratterizzazione e garanzie sul confinamento della falda in tempi rapidi, ma a questo punto vogliamo anche conoscere i dati delle emissioni, per sapere se siano state rispettate le procedure per evitare la dispersione di idrocarburi e altri inquinanti gassosi e liquidi, che raggiungono il Po attraverso la falda o direttamente dagli scarichi della raffineria, per accertare le responsabilità di TAMOIL e le omissioni degli organismi di controllo. Infine chiediamo chiarezza sui rischi per la salute a cui sono stati sottoposti in tutti questi anni i
lavoratori della Tamoil e la cittadinanza cremonese.”
















Ultime notizie