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Caccia a Modena: approvato il calendario venatorio

Contrasto alla proliferazione del cinghiale e degli ungulati a difesa dell’agricoltura e una maggiore tutela delle specie che presentano sensibili cali di popolazione a partire dall’allodola, poi il codone e canapiglia fino a starna e merlo. Sono queste le linee stabilite dalla Provincia di Modena nell’approvare il calendario venatorio provinciale in conformità con quello regionale.


“Abbiamo limitato la caccia a tutta una serie di specie in diminuzione – afferma Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – senza però trascurare le esigenze di protezione dei nostri prodotti agricoli, in particolare dei vitigni, come peraltro ci hanno chiesto le associazioni agricole”.

Le date che scandiscono l’attività venatoria 2007-2008 prevedono, dal 15 agosto, il via alla caccia al maschio di capriolo nell’ambito della caccia di selezione effettuata solo da cacciatori autorizzati, che si chiuderà il 30 settembre. Via libera, sempre dal 15 agosto anche all’addestramento cani (fino al 13 settembre). Già partita il 15 luglio, invece, con quindici giorni di anticipo rispetto agli anni precedenti, la caccia di selezione al cinghiale (per due settimane solo i giovani, poi dal 1 agosto tutte le classi di età) che vede impegnati fino al 31 gennaio circa 400 cacciatori autorizzati dalla Provincia. Le ragioni dell’anticipo, spiegano i tecnici delle politiche faunistiche, nascono dalla necessità di contrastare il proliferare di questa specie.
La caccia alla selvaggina stanziale che vede impegnati oltre diecimila doppiette modenesi aprirà invece domenica 16 settembre. Dal 1 gennaio al 10 marzo, infine, si tiene la caccia di selezione al daino e al capriolo femmina.
La starna e la pernice rossa sono protette in tutta l’area dell’Atc Modena 1 e Modena 3, mentre nel Modena 2 ne è proibita la caccia nelle aree collinari comprese nel progetto speciale di ripopolamento.
Nell’Atc Modena 2, inoltre, pernice e starna sono cacciabili fino al 16 ottobre, ma non è possibile abbattere complessivamente più di due capi durante l’intera stagione. Durante il periodo di caccia, inoltre, per il merlo negli Atc Modena 1 e Modena 2 valgono le stesse limitazioni della preapertura: non più di cinque capi al giorno per cacciatore. Negli Atc la caccia al fagiano e alla lepre comune termina il 2 dicembre. Ancora in sospeso il problema storno: la Provincia, su sollecitazione delle associazioni agricole, ha chiesto alla Regione la deroga al divieto previsto per questa specie. La risposta è attesa entro al fine di agosto sulla base di un parere dell’Unione europea.

Nel modenese gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sono tre e hanno una dimensione complessiva di quasi 160 mila ettari. I confini degli Atc dividono il territorio orizzontalmente in tre parti: l’Atc Modena l (a nord, e riguarda la bassa pianura, da Carpi a Finale Emilia), l’Atc Modena 2 (quello centrale, copre la media pianura, tutta la collina e parte della montagna ovvero da Soliera a Pavullo) e l’Atc Modena 3 che è quello più a sud, in alta montagna. Ogni Atc è governato da un Comitato direttivo, l’organo di gestione, e da una assemblea dei soci.

In Emilia Romagna la suddivisione degli Atc va dai diciassette ambiti della provincia piacentina al solo Atc della provincia di Rimini. La provincia di Parma e quella di Ferrara sono suddivise in nove Atc, quella di Forlì in sei, quella di Ravenna in tre, e quelle di Bologna e di Reggio Emilia in quattro.

In vista dell’apertura della caccia domenica 16 settembre, i cacciatori modenesi stanno ritirando nei Comuni di residenza il tesserino regionale, un libretto dove ogni cacciatore deve trascrivere negli appositi spazi oltre la data, la sigla dell’Atc o Afv anche il tipo di caccia svolto quel giorno (da appostamento o vagante). Pertanto i cacciatori trovano nei Comuni due calendari, da usarsi necessariamente assieme: quello regionale dovrà essere usato per le disposizioni regionali, quello provinciale espone solo le modifiche valide per il modenese.
Il calendario provinciale, inoltre, definisce anche le norme comportamentali per la salvaguardia dell’ambiente agricolo e forestale: quando e come si può entrate in un frutteto o in un campo coltivato, in una zona di rimboschimento o in un vigneto.
Definite anche le prescrizioni sulle armi. Tra le novità di quest’anno il divieto di utilizzare pallini di piombo durante la caccia all’interno delle Zone di protezione speciale (Zps le aree dichiarate di particolare pregio ambientale che nel modenese sono in tutto 15 (sei in montagna e nove in pianura). Il piombo dei pallini, infatti, ingerito dagli uccelli negli specchi d’acqua provoca un tipo di avvelenamento, chiamato saturnismo.
I fucili semiautomatici a canna liscia – in ottemperanza delle norme Unione europea – dovranno essere muniti di appositi limitatori di colpi che non potranno contenere più di due cartucce. Per la caccia alla selvaggina stanziale, esclusi gli ungulati, la Provincia ha confermato il divieto all’uso di armi a canna rigata.
Per la caccia da appostamento temporaneo, inoltre, si possono usare solo strutture portatili prefabbricate: si può abbattere solo fauna migratoria.
Per ulteriori informazioni sul decreto si può consultare la normativa completa sul sito di AgriModena.

Sono in tutto una ventina gli agenti del Corpo di Polizia provinciale della Provincia che hanno il compito di tenere sotto controllo qualcosa come 250 mila ettari di territorio: infatti, oltre alla superficie cacciabile, 160 mila ettari in tutta la provincia modenese, dovranno controllare il rispetto del regime di divieto di caccia nelle aree protette (circa 60 mila ettari), in quelle parti di campagna che i Comuni hanno dedicato allo sviluppo dei piani regolatori, in cui è vietato cacciare, e nelle aree rurali vicino ai centri abitati dove i sindaci hanno vietato la caccia.
Al loro lavoro si aggiungerà, soprattutto in montagna, quello del Corpo Forestale dello Stato; collaboreranno anche una quarantina di vigili ausiliari volontari provinciali nonché alcuni nuclei di Gev e le tre guardie venatorie degli Atc.
















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