Favorire l’introduzione di prodotti biologici, tipici e tradizionali e a marchio “Qualità controllata”, nella ristorazione collettiva delle strutture sanitarie elevando così gli standard di qualità, di gusto e di sicurezza alimentare. Questo l’obiettivo principale dell’accordo tra Intercent-ER (l’agenzia regionale che gestisce gli acquisti di beni e servizi per conto delle aziende sanitarie e su eventuale esplicita richiesta degli enti locali) e l’affidatario, risultato vincitore della specifica gara delle forniture di derrate alimentari e prodotti no food (piatti, bicchieri e posate in materiale biodegradabile).
“Ancora una volta la Regione si pone all’avanguardia nella promozione della ristorazione collettiva di qualità”, ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni . “Dopo la legge regionale 29 del 2002 e le positive esperienze nelle scuole dell’infanzia ed elementari, è l’ora delle mense ospedaliere”, ha aggiunto. “L’iniziativa dell’Intercent-Er porterà per la prima volta ad un vasto pubblico di utenti e operatori delle strutture socio-sanitarie prodotti con importanti contenuti alimentari, sottoposti a severi disciplinari e controlli. Si tratta di una scelta che peraltro apre nuovi importanti spazi di mercato alle produzioni biologiche, tipiche e tradizionali del nostro territorio”.
La durata della convenzione è di 24 mesi, mentre l’importo della gara (aggiudicata alla Marr di Rimini) è di 31 milioni di euro. È interessato tutto il sistema delle amministrazioni pubbliche del territorio regionale: in primo luogo le Aziende sanitarie locali e le aziende ospedaliere dotate di un servizio di ristorazione interno vincolate agli acquisti tramite l’Intercent-Er, in quanto le loro risorse sono quelle del bilancio regionale. Le altre amministrazioni (compresi Comuni e Province) potranno aderire se lo vorranno.
Fino ad oggi hanno aderito le Aziende sanitarie locali di Reggio Emilia e Ferrara e l’Azienda ospedaliera di Reggio Emilia. Sono in fase di adesione le Aziende sanitarie locali di Forlì-Cesena e Rimini, mentre l’Azienda ospedaliera di Parma sta perfezionando l’adesione per la fornitura di prodotti non alimentari. L’Azienda sanitaria locale di Bologna, dal canto suo, ha provveduto all’affidamento esterno del servizio di ristorazione assumendo a riferimento gli obiettivi della legge regionale 29/2002 e con gli stessi criteri della convenzione regionale.
“Il nostro ruolo – ha spiegato Anna Fiorenza, direttore dell’Intercent-ER – è quello di determinare economie di scala attraverso sistemi innovativi. Sono state proprio le singole amministrazioni, alle prese con contratti dalla gestione complessa e in scadenza, a chiederci di attivarci sulle forniture alimentari. Alla fine i risparmi medi si possono stimare nell’ordine del 12%, che per i prodotti “Qualità controllata” arrivano anche al 31%”. Per l’assessore Rabboni «è la dimostrazione che questi prodotti, contrariamente a quanto si pensi, possono essere acquistati a prezzi competitivi e compatibili con le esigenze di bilancio delle aziende pubbliche e private”.
I numeri della convenzione
L’accordo siglato prevede complessivamente la fornitura di 860 prodotti. Di questi 512 sono prodotti tradizionali, che comprendono 14 Dop (Gorgonzola, Grana padano, Montasio, Parmigiano-Reggiano, Taleggio, prosciutto di Parma), 8 Igp (mortadella di Bologna, pesche a pasta gialla, pere a pasta bianca, pere Decana, pere Abate Fètel, pere Conference), 26 prodotti a provenienza regionale (come Squacquerone, salame Felino, albicocche, cachi, ciliegie, ecc.) e 38 prodotti a provenienza nazionale (fra questi, cipolla, clementine, erbe aromatiche, finocchi, fragole, limoni, mandarini, melanzane e meloni).
Altri 242 sono prodotti biologici, di cui 3 Dop (Gorgonzola, Grana padano); 4 Igp (pere Decana, pera Abate Fetel, pere Conference, pere Williams); 20 prodotti a provenienza regionale (ad esempio, albicocche, cachi, ciliegie, cocomeri, fragole, melanzane, mele, patate, peperoni, pomodori, prugne); 31 prodotti a provenienza nazionale (per citarne alcuni, cipolla, clementine, erbe aromatiche, finocchi, fragole, limoni, mandarini, melanzane, meloni, ortaggi a foglia, patate, peperoni, pere, pomodori, zucchine, carote, cetrioli).
Ci sono anche 41 prodotti a marchio “QC” (Qualità controllata) – albicocche, cachi, ciliegie, cocomeri, fragole, melanzane, mele, patate, peperoni, pomodori, prugne – e 65 prodotti no food monouso per la preparazione e consumazione dei pasti (piatti, bicchieri e posate) in materiale completamente biodegradabile.
Qualità e controlli
La premessa della convenzione sta nella legge regionale n. 29/2002 “Norme per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare e per la qualificazione dei servizi di ristorazione collettiva”, che incentiva il consumo alimentare consapevole attraverso il sostegno e la valorizzazione dei prodotti bio, tipici e tradizionali dell’Emilia-Romagna.
Il livello di qualità definito dalla convenzione deriva da specifiche tecniche che hanno individuato precisi standard (ad esempio, è prevista carne bovina di categoria A o E, ossia proveniente da bovini maschi non castrati di età inferiore ai due anni o da femmine che non hanno figliato). Inoltre, da un sistema articolato di verifiche tecnico-ispettive sui prodotti e di controlli sulle prestazioni del fornitore, come verifiche di conformità effettuate mediante prelievi di campioni, controlli sulle prassi igienico/sanitarie adottate, controlli sui sistemi di gestione di qualità in conformità alla normativa ISO 9001:2000 ed altri.
La convenzione pone a carico del fornitore anche un insieme di vincoli che rafforzano le garanzie a tutela delle Amministrazioni contraenti, prevedendo la sostituzione dei prodotti non conformi e in caso di indisponibilità temporanea o definitiva dei prodotti biologici, l’obbligo del fornitore di offrire in sostituzione prodotti che abbiano caratteristiche qualitative equivalenti o superiori a quello sostituito (salva l’irreperibilità assoluta e documentata sul mercato). La convenzione obbliga inoltre il fornitore alla gestione dei reclami, con l’obbligo di trovare i necessari rimedi affinché venga risolta la causa che ha dato origine al reclamo nei termini massimi stabiliti dai soggetti che hanno inoltrato il reclamo stesso.