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Modena: il centro di litotrissia del Policlinico punta di diamante internazional

Nel gennaio 2003 veniva installato al Policlinico il litotritore di terza generazione Dornier Lithotripter S. Attorno ad esso nasceva il Centro specializzato per la cura della calcolosi delle vie urinarie (Stone center) – costituito in seno alla Struttura Complessa di Urologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal professor Giampaolo Bianchi – finalizzato a dare ai pazienti tutti i più appropriati consigli e le più avanzate opportunità terapeutiche.

In cinque anni, il litotritore del Policlinico – gestito dai dottori Salvatore Micali, Maria Chiara Sighinolfi e Marco Grande – ha finito per rappresentare un punto di riferimento per la sanità modenese e, in particolare, per il trattamento della calcolosi urinaria: sono stati eseguiti oltre 1.200 trattamenti, che nell’80% dei casi hanno ottenuto un successo completo sulla patologia, liberando totalmente il paziente dai calcoli.

La litotrissia extracorporea ad onde d’urto (ESWL) del Policlinico è una tecnica tra le più avanzate con carattere mini-invasivo, che consente di disintegrare i calcoli in piccoli frammenti, in forma così minuscola da poter essere poi espulsi spontaneamente con le urine.

“Il litotritore – spiega il dottor Salvatore Micali – funziona con un generatore di natura elettromagnetica che produce un campo di onde d’urto. Tramite diversi sistemi di puntamento (i più usati sono quello fluoroscopico a raggi X, ecografico o combinato) il campo viene concentrato sull’area del calcolo da disintegrare. I risultati che si ottengono sono direttamente proporzionali alla potenza del litotritore.
Ora, in virtù degli aggiornamenti apportati alla macchina l’anno scorso, il litotritore del Policlinico ha visto aumentare il valore della propria capacità demolitiva di oltre il 40%. Questa nuova tecnologia colloca il nostro centro specializzato tra quelli con le performance migliori a livello europeo ed internazionale”.

Il successo della litotrissia, però, non si basa solo sulla tecnologia del litotritore, molto dipende dall’abilità dei professionisti che lo utilizzano.

“Il nostro Stone Center – ha aggiunto il professor Giampaolo Bianchi – si è distinto oltre che per gli ottimi risultati raggiunti, anche per la ricerca scientifica e le sperimentazione correlate alla calcolosi. Infatti, l’Urologia del Policlinico è stata la prima a introdurre delle terapie mediche innovative, mirate a favorire l’espulsione dei frammenti prodotti dalla litotrissia e a prevenire la formazione dei calcoli. Numerosi sono stati i riconoscimenti della Comunità Scientifica mondiale al nostro lavoro, apprezzato anche attraverso frequenti pubblicazioni ospitate su riviste ed interventi svolti a congressi urologici internazionali.
Tra questi, spicca la recentissima partecipazione al congresso Europeo di Urologia, tenutosi nel marzo scorso a Berlino dove abbiamo presentato una comunicazione relativa alla valutazione del rischio di esposizione ai raggi X durante i trattamenti di litotrissia. Da questo lavoro è emerso che il nostro litotritore garantisce un effi-cace trattamento senza esporre il paziente ad alcun rischio radiologico, anche se gli inter-venti terapici fossero più di 5 per anno”.

La calcolosi urinaria rappresenta una patologia in costante aumento nei paesi industrializzati, soprattutto a causa di uno stile di vita sbagliato, dove prevale un’alimentazione ricca di grassi e proteine combinata con una crescente sedentarietà. L’incidenza dell’urolitiasi nella provincia di Modena è di circa il 15%, un dato sostanzialmente identico alla diffusione di questa patologia nel nostro Paese; il rischio di colica renale correlata a litiasi nella popolazione generale è tra 8-10% con una probabilità del 2-5 % che tale evento si ripresenti nel corso dell’intera vita di un uomo. Una peculiarità della malattia è l’alto tasso di recidiva dei calcoli, problema che affligge il 50% dei pazienti che hanno già presentato calcoli urinari, entro 5-7 anni dal primo episodio. Il tasso di recidiva della calcolosi, che non viene influenzato dall’essere stati sottoposti o meno all’ESWL, può, invece, essere controllato da un adeguata profilassi con una terapia medica appropriata ed un corretto stile di vita basato su un’alimentazione equilibrata, un’abbondante idratazione e attività fisica.
Sono differenti gli approcci terapeutici impiegati per affrontare questa patologia. L’urolitiasi, infatti, viene trattata dai medici in funzione sia della sede che della complessità ricorrendo a: terapia medica (indispensabile anche nella prevenzione), litotrissia extracorporea (ESWL), indicato per calcoli renali di dimensioni inferiori a 15-20 mm e calcoli ureterali inferiori a 15 mm, e chirurgia endoscopica.
Il trattamento endoscopico della calcolosi urinaria con l’utilizzo di procedure quali l’ureterorenoscopia e la nefrolitotrissia percutanea rappresenta spesso una metodica di prima scelta ed indispensabile che ha progressivamente consentito di sostituire la “classica” chirurgia a cielo aperto, desueta ed utilizzata solo in casi estremamente complessi (0.1%).

In tale ambito, il Prof. Giampaolo Bianchi, che ha maturato un’esperienza endoscopica pluriventennale (ha all’attivo più di mille interventi di nefrolitotrissia percutanea) ha realizzato con i suoi collaboratori (Dr. Di Pietro) un centro di riferimento a livello nazionale per l’endoscopia urologica.
“I successi ottenuti in campo urologico, anche grazie ai costanti investimenti che so-steniamo per l’adeguamento delle tecnologie e delle strumentazioni, – commenta il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena dottor Stefano Cencetti – confermano ancora una volta l’impegno dei sanitari e del personale tutto del Policlinico a garantire ai malati modenesi, e non solo, elevati standard prestazionali ed il ruolo d’avanguardia nella sperimentazione e nella ricerca di terapie appropriate e sempre meno invasive, che fanno del Policlinico un sicuro punto di riferimento regionale ed internazionale”.
















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