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‘Emilia Romagna, terra da gustare’

Non solo tortellini, lasagne e piadina. L’Emilia-Romagna vanta una lunga serie di ricette
sconosciute ai più, preparate solo occasionalmente, custodite come patrimonio di famiglia o addirittura dimenticate.


Come il piacentino “riso e vartis”, il riso con il luppolo selvatico; o il “kri’nofel”, nutriente zuppa risalente ai tempi della duchessa Maria Luigia, diffusa un tempo a Parma e circondario. O, ancora, i “pomodori in frittata”, piatto unico della
campagna forlivese, e i “cantareli”, immancabili dolci delle feste romagnole, spolverizzati con lo zucchero.

Sono alcune delle sessanta ricette raccolte e pubblicate nel volume “Emilia Romagna, terra da gustare“, realizzato dall’assessorato al turismo della Regione, stampato in
cinquemila copie in italiano e tremila in inglese. Con un preciso obiettivo: riscoprire gli “antichi sapori perduti”, farli conoscere – a turisti e non – per valorizzare sempre più la cultura, la tradizione e l’ambiente.

Tutto è partito da un invito rivolto agli
emiliano-romagnoli, pubblicato sul portale regionale Emilia Romagna Turismo (Emilia Romagna Turismo, gestito dalla sede centrale insieme a venti redazioni sparse sul territorio), a riscoprire le vecchie ricette di famiglia e a inviarle. In
tanti hanno risposto, indicando modalità e tempi per
realizzare i piatti, insieme a possibili varianti e note
curiose, spesso legate alla memoria.
Si scopre così che i “lunghetti con la cannella”, più noti oggi come strozzapreti, venivano conditi un tempo, quando il parmigiano era un lusso,
semplicemente con un pò di pane grattugiato. Che gli avanzi del lesso usato per preparare la “minestra imbottita” si trasformavano puntualmente in polpette; e che le cotolette in
umido venivano servite calde, in tegami, sulle aie, ma anche fredde, come “merenda” di metà mattina per i contadini.

















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