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Modena: indagine di Cna.com tra i pubblici esercizi

Cna.com, l’Associazione del commercio e turismo di Cna, per il secondo anno consecutivo ha commissionato un’indagine relativa ai prezzi di venti tipologie di consumazioni – quelle più diffuse – in cento pubblici esercizi modenesi, gli stessi presi da esame nel 2006. Consumazioni tra le più comuni: dal caffè nelle sue varie tipologie (espresso, deca, orzo) all’acqua minerale, senza dimenticare bibite, panini, toast ed alcolici.

Obiettivo quello di monitorare l’andamento dei prezzi, in rapporto anche alla localizzazione degli esercizi sia rispetto all’intero territorio provinciale, sia rispetto alla posizione dell’esercizio nella singola località.

Come l’anno scorso, viene confermata una situazione di estrema diversificazione, che testimonia una volta di più la definitiva affermazione della libera concorrenza in questo settore. Si va, infatti, da differenze minime soprattutto nei prodotti a più largo consumo (il caffè, ad esempio, ha uno scarto del 25% tra il prezzo minimo di 0,80€ – rimasto lo stesso del 2006 – e a quello massimo di 1€, mentre l’anno scorso ci si fermava al 12,5%) a scarti molto più eclatanti per prodotti poco omogenei come i panini farciti, per i quali si va da un minimo di 1,2€ ad un massimo di 4€, – prezzi entrambi più bassi di quelli del 2006 – per una differenza del 233% che, ovviamente, dipende in gran parte dal “contenuto” e dalla tipologia del panino stesso.

Ma oltre alle diverse materie prime, come è logico anche altri parametri intervengono sulla definizione del prezzo. Ad esempio, la localizzazione più o meno centrale dell’esercizio, che determina i costi di affitto. Non a caso i pubblici esercizi di Modena città – soprattutto quelli del centro storico – da un punto di vista immobiliare la zona più “cara” della provincia, sono tendenzialmente i più esosi, seguiti dai colleghi carpigiani e dagli esercenti di Mirandola, mentre i più “economici” sembrano essere gli esercenti di Pavullo e quelli di Sassuolo.

Spiccano l’aumento dei gnocchini, ma anche il calo dei panini farciti e quello dei toast. Crescono anche i prezzi medi dei vari tipi di caffè, ma gli aumenti rimangono comunque generalmente in linea con il tasso di inflazione rilevato dall’Istat (pari all’1,5% nel periodo marzo 2007/marzo 2006).

Rispetto ai prezzi medi, c’è da dire che la stragrande maggioranza degli esercenti rispetta questi ultimi. Sulle cento rilevazioni su cui si basa l’indagine, ad esempio per ciò che riguarda il caffè, 88 esercizi vendono la tazzina a 0,9€. Spostandoci sul cappuccino, il 94% pratica un prezzo compreso tra 1,2 e 1,3€. Una volatilità maggiore la si registra per the e camomilla, dove la maggioranza – il 30% – si colloca su un prezzo di 1,2€ la tazza, ma notevolmente rappresentati sono anche gli estremi: l’11% pratica il prezzo più basso tra quelli rilevati (1€), il 12% quello più alto (1,5€).
L’ampiezza dei prezzi, come è ovvio, aumenta relativamente a prodotti meno omogenei, come i panini farciti ed i superalcolici.

E’, quindi, possibile concludere che gli effetti della libera concorrenza si ripercuotono positivamente sui consumatori e che gli esercenti sanno valorizzare i propri prodotti facendo leva sul servizio. C’è, insomma, chi fa sua una politica di prezzo e chi, invece, punta sulla localizzazione e sul servizio per praticare giustificare prezzi più alti.

















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