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Modena: prosegue in sala Truffaut ‘Mexico en cine’

Prosegue alla sala Truffaut, a cura dell’Associazione Circuito Cinema e della Cineteca di Bologna e con il finanziamento di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, il Festival “Mexico en cine“.

Domani, giovedì 12 aprile, sono in cartellone due film.
Alle 20,15 c’è ‘El violin‘ (2005) di Francisco Vargas. Cinque elementi: un violino, le munizioni, un esercito, un popolo in rivolta, la lotta per i propri diritti. Quattro personaggi: Don Plutarco, un vecchio violinista; Genaro, il figlio guerrigliero; Lucio, il nipote muto testimone; il Capitano, uno spietato soldato. Tre obiettivi: vivere la musica in libertà, imporre la forza delle armi sulla volontà delle persone, rischiare la vita per una giusta causa. Due percorsi: rispetto per le idee altrui, ovvero un doloroso tradimento. Un film che fa sentire ciò che è la vita. Un gioco a chi è più furbo, o più abile a celarsi alla vista, o a spacciarsi per ciò che non è. Ma non è una partita ad armi pari. Il vecchio sulla mula attraversa un paesaggio meraviglioso e incantato percorso da squarci di violenza brutale. Il tempo del Mito e quello, crudele, della Storia, si contrappongono inesorabili. E la musica è ormai finita. Al termine, era previsto l’incontro con il regista che però non è potuto intervenire. Al suo posto, incontro con Giovanni Marchetti, professore di Letteratura Ispanoamericana dell’Università di Bologna.

Alle 22,40 c’è ‘Maria Candelaria‘ (1943), il classico di Emilio Fernandez, in una copia restaurata dalla Filmoteca messicana. La bella Maria Candelaria, figlia di una prostituta, è concupita da un signorotto, ma ama, riamata, un contadino che a causa sua si fa incarcerare per aver rubato del chinino. Accusato di aver posato male per un pittore, è lapidata dagli abitanti del villaggio. Il film che fece conoscere il cinema messicano all’estero e diede fama a Emilio Fernandez detto l’Indio, anche attore (è il generale Mapache de Il Mucchio Selvaggio), e al suo direttore della fotografia Gabriel Figueroa. Melodramma rurale di un regista istintivo che mescola con vigore appassionato una tematica “indigenista” di taglio nazional-popolare con elementi ideologici di un’anima messicana immobile ed eterna. Palma d’oro a Cannes nel 1946. Indimenticabili la pasionaria di Dolores Del Rio e il peone baffuto di Pedro Armendariz. I due amanti sono l’oggetto di una caccia che non lascia scampo, ma si capisce che l’eternità del loro amore li farà vivere per sempre. Lo stile da fotografo d’arte di Figueroa contribuisce potentemente alla riuscita plastica del film.

Alla cassa del cinema è disponibile il catalogo critico della manifestazione. Fuori dal cinema, è attivo un banchetto di editoria messicana a cura della libreria “Marcopolo” di Modena.
Iinfo: Circuito Cinema 236288 239222.
















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