martedì, 7 Maggio 2024
13 C
Comune di Sassuolo
HomeModenaPdCI Modena contrario a tagli organici scuola





PdCI Modena contrario a tagli organici scuola

La segreteria del PdCI di Modena in una nota inviata al Ministro dell’istruzione On Fioroni, alla Assessora Regionale Paola Manzini all’Assessora Provinciale Silvia Facchini esprime forte preoccupazione e rispetto alla decisione di rivedere gli organici che scaricherebbe sui Comuni oneri che gli stessi non potrebbero sopportare.


In provincia di Modena il 66 % delle classi di scuola Primaria funziona a Tempo Pieno, modello di scuola consolidato e rispondente ai bisogni formativi degli alunni e alle esigenze delle famiglie. Il taglio degli organici non consentirà il consolidamento delle esperienze poste in essere e l’espansione di tale modello, come previsto nel programma elettorale dell’UNIONE.



La Federazione Provinciale del PDCI di Modena chiede il rispetto del programma dell’Unione e auspica il reperimento di risorse per dare risposta anche alle richieste di nuove sezioni di scuole dell’Infanzia e la trasformazione delle 19 sezioni funzionanti a tempo antimeridiano a tempo normale.



La Scuola ed il sapere devono essere tra le priorità del programma dell’unione.

In una recente ricerca la rivista “Tuttoscuola” ha rilevato come negli ultimi sedici anni (dal 1990 al 2005) il tasso di crescita della spesa per l’istruzione (+73%) sia stato nettamente inferiore a quello della spesa pubblica totale (+84%) e nettamente più basso rispetto a tutti gli altri settori di spesa (sanità +121%; difesa +110,7%; protezione sociale +127%; ordine pubblico-sicurezza +101%). C’è di più. L’incidenza della spesa per l’istruzione sul totale della spesa pubblica è passata dal 10,3% nel 1990 al 9,7% nel 2005 con una diminuzione dello 0,6. Il che significa che se la percentuale fosse rimasta la stessa la scuola oggi riceverebbe 4,2 miliardi di euro in più all’anno. Infine l’incidenza della spesa scolastica sul PIL che nel 1990 era del 5,5% nel 2005 è del 4,7%. Si tratta di dati veramente scioccanti perché riferiti ad un sistema scolastico (il nostro) che registra ritardi storici rispetto a quelli di altri Paesi, che manifesta arretratezze gravi destinate a peggiorare ulteriormente in assenza di interventi economici adeguati. La risposta negli ultimi sedici anni (ci dice “Tuttoscuola” che ricava i suoi dati dall’ISTAT) è stata quella di ridurre drasticamente anziché incrementare, come sarebbe stato indispensabile, le risorse e la spesa per la scuola pubblica. Con un rischio enorme: quello di rendere endemico anzi di aggravare il divario ed il ritardo. Con la consapevolezza piena che le arretratezze nei livelli di istruzione si pagano pesantemente in termini di garanzia dei diritti, di sviluppo economico, di blocco dei processi di trasformazione della società, dell’affermarsi di nuovi, gravi fenomeni di disuguaglianza sociale.

L’allarme è ancora più forte perché, come a tutti noto, nell’ultima Legge finanziaria la musica non è cambiata. In ragione della disastrosa entità del debito ereditato dalla destra, il Governo ha operato ulteriori pesanti tagli al sistema di istruzione. Tagli forse inevitabili ma, per alcuni aspetti, senza precedenti. Basti pensare, a titolo di esempio, che si prevede di aumentare mediamente di 0,4 il numero degli alunni per classe in un solo anno a fronte di un incremento medio complessivo di 0,5 dal 2001 al 2005 e dello 0,9 complessivo negli ultimi dieci anni! Nella scuola si comincia a sentire il pesante effetto di tutto ciò. Nella formazione delle classi e nell’attribuzione degli organici per l’anno scolastico 2007-2008 si verificano tagli forti, (a Bologna, Modena, e varie province assemblee sindacali denunciano l’impossibilità di corrispondere alle richieste di tempo pieno); permangono difficoltà nel pagamento degli insegnanti supplenti e persino nella loro assunzione, di tutto rilievo risultano i tagli operati ai fondi destinati alle singole scuole…



E’ indispensabile dare un segnale, da subito, della volontà di invertire questa tendenza.


Anzitutto perché la scuola e il sapere erano collocate fra le priorità assolute nel Programma elettorale dell’Unione, inoltre perché l’impegno per scuola università e ricerca risulta fra i 12 punti indicati da Prodi all’indomani della soluzione della crisi, a confermare l’assoluta priorità politica che si attribuisce a questo tema. Soprattutto, oggi invertire la tendenza è possibile. Infatti proprio in questi giorni il ministro Visco annuncia entrate fiscali impreviste di 8,6 miliardi di euro. Si tratta di una cifra enorme, risultato di una efficacissima azione del governo contro l’evasione fiscale. Non è possibile destinare una parte di queste entrate ad una delle priorità indicate da Prodi (la scuola, l’università, la ricerca) anziché (o non solo per) al taglio delle tasse ( che fra l’altro non ci sembra rientrare nelle dodici priorità)? Riteniamo si tratti di una scelta obbligata. Obbligata per evitare che lo shock prodotto alla scuola pubblica da cinque anni di governo della destra, cui si sono aggiunti i tagli “obbligati” della Legge finanziaria, non si trasformi in un colpo fatale. Ovvero non possiamo permetterci il rischio che ogni singola scuola pubblica, in grave carenza di risorse statali, ricerchi finanziamenti in proprio, finanziamenti privati. Ciò produrrebbe nel Paese la realtà di poche scuole ricche e molte scuole povere, si approfondirebbero le disuguaglianze tra Nord e Sud, le differenze tra ricchi e poveri nella fruizione del diritto di istruzione, si spingerebbe la scuola pubblica ad una deriva privatistica. La scelta di invertire la tendenza, di destinare da subito nuove risorse alla scuola è obbligata, perché l’Unione vuole l’esatto contrario di tutto questo, vuole realizzare la scuola della Costituzione.
















Ultime notizie