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Reggio E.: giovani occupati, circa il 40% non arriva al diploma

Si è riunito ieri mattina presso il Centro per l’impiego di Reggio Emilia l’Osservatorio quadrimestrale Anteverto, presieduto dall’assessore provinciale al Lavoro Gianluca Ferrari. Presenti all’incontro il vice sindaco del Comune di Reggio Franco Ferretti, rappresentanti delle forze sociali (Cgil e Cisl), degli Enti di formazione (Fondazione Enaip, Cesvip, Irecoop, Ial, Iscom) e delle Agenzie per il lavoro private (Trenkwalder).


Sul tappeto lo stato di salute del distretto di Reggio Emilia dal punto di vista occupazionale e formativo, ma anche un focus su giovani e lavoro. Dal rapporto messo a punto dalla Provincia emerge una realtà che sembra contraddire i luoghi comuni: su un totale di 228.462 occupati (dati Istat 2005) i giovani tra i 15 e i 29 anni che lavorano (al 31 12 2006) sono 31.569 cioè il 13,81% di tutti i lavoratori, di cui 13.003 donne e 18.566 uomini. Gli extracomunitari rappresentano il 17,4% in provincia e il 19,3% nel distretto di Reggio Emilia. Circa il 40% dei giovani occupati non arriva al diploma di maturità, posseduto solo da un 22,3%, mentre il 34,2% ha solo la licenza media (i laureati rappresentano l’1,8%). A fronte di questo tasso di scolarizzazione davvero basso il dato positivo riguarda invece le tipologie contrattuali. L’87,9% dei giovani lavoratori ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, anche se la stabilità si declina soprattutto al maschile (18.566 uomini e 13.003 donne).

Dove sono impiegati i giovani lavoratori reggiani? Nel metallurgico e fabbricazione di prodotti in metallo (14,7%), nel commercio e riparazione di autoveicoli (12,5%), nelle costruzioni (10%), nelle attività immobiliari, noleggio, informatica, servizi alle imprese (9,7%), metalmeccanica (7,6%), tessile e abbigliamento (4,4%). I giovani lavorano come impiegati (14,2%), operai ed artigiani metalmeccanici (12,9%), muratori ed operai generici nell’industria (10,3%), o tecnici intermedi d’ufficio (8,7%).

“C’è da dire – commenta l’assessore Gianluca Ferrari – che il rapporto non prende in considerazione i contratti di collaborazione, né le varie forme di lavoro autonomo, né il pubblico impiego, ma la fotografia che emerge è quella di un sistema produttivo che continua ad attrarre e ad avvalersi di qualifiche medio-basse. Per quanto tempo la competitività reggiana potrà reggersi su questa formula? Da una parte abbiamo un sistema che poco investe su ricerca e innovazione, dall’altra una manodopera scarsamente qualificata e scolarizzata. Credo che il mondo produttivo debba cominciare a puntare più in alto, valorizzando le tante professionalità che il nostro territorio esprime e che spesso devono invece accontentarsi di inquadramenti verso il basso”.

“Il rapporto – continua l’assessore – conferma una recente indagine Istat secondo la quale la nostra Provincia è quella con il minor tasso di precarietà in Emilia Romagna. Noi crediamo che al riguardo una parte sia da ascrivere al ruolo importante assunto dai Centri provinciali per l’impiego. A fronte di un tasso di disoccupazione stabile, infatti, abbiamo invece un trend di iscizione ai Centri in crescita. Segno che sempre più persone si rivolgono ai servizi pubblici in quanto erogatori di risposte adeguate”.
















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