Limiti alle emissioni inquinanti inferiori a quelli fissati dalle leggi, tetti quantitativi per rifiuti speciali e sanitari, un programma ulteriore di controlli e monitoraggi ambientali rispetto a quello già previsto con la Valutazione d’impatto ambientale. Sono le altre prescrizioni, oltre a quella che obbliga Hera a installare i filtri catalitici, decise con l’Autorizzazione integrata ambientale dell’impianto di incenerimento rifiuti di Modena.
I limiti ai flussi di massa degli inquinanti, in alcuni casi anche oltre il 50 per cento inferiori a quelli della normativa nazionale ed europea, tengono conto delle prestazioni tecniche ottenute dai depuratori annessi all’impianto monitorate negli ultimi due anni da Arpa e dal gestore. “I limiti autorizzati in modo così severo, inoltre, hanno lo scopo di determinare la miglior gestione possibile di tutte le componenti dell’impianto – spiegano i tecnici – come è già stato fatto, per esempio, nel distretto ceramico”.
Oltre a introdurre vincoli al conferimento di rifiuti speciali (alcuni saranno ammessi all’impianto solamente se verrà dichiarata l’impossibilità di riciclo o compostaggio), è stato fissato in 30 mila tonnellate all’anno, sulle 240 mila di capacità totale dell’inceneritore, il loro limite quantitativo all’interno del quale sono compresi anche i rifiuti sanitari, per un tetto massimo di 5 mila tonnellate. L’impianto comunque dovrà soddisfare prioritariamente le necessità del bacino Ato della provincia di Modena.
Sulle linee dell’inceneritore verranno installati i campionatori in continuo delle diossine per garantire il monitoraggio delle sostanze inquinanti. I controlli, sia analitici che gestionali, saranno svolti periodicamente da Arpa e non, come previsto nelle prime ipotesi, direttamente dal gestore al quale comunque saranno attribuiti i costi delle operazioni. Allo stesso modo sarà il gestore a finanziare il proseguimento dei monitoraggi ambientali e delle indagini epidemiologiche già attivate con la Via, alle quali si aggiungeranno ulteriori approfondimenti sugli eventuali impatti ambientali e sanitari connessi all’impianto direttamente attivati da Arpa e da Azienda Usl.
Come sarà smaltita nei prossimi anni la montagna di oltre 400 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani che i modenesi producono ogni anno?
La strategia della Provincia di Modena, definita con il Piano provinciale rifiuti approvato nel 2005, prevede la crescita della raccolta differenziata al 55 per cento (nel 2005 è salita al 40 per cento), l’incenerimento del 42 per cento dei rifiuti mentre il 3 per cento sarà smaltito in discarica (attualmente questo dato supera il 30 per cento).
Per aumentare la differenziata il piano prevede un’autentica rivoluzione nei metodi di raccolta, puntando innanzitutto sull’organico in tutti i Comuni. Attualmente la raccolta differenziata si basa prevalentemente sul sistema tradizionale dei contenitori stradali e sulle 56 stazioni ecologiche attive nel modenese. Ma come sottolinea Caldana “questo non basta, per raggiungere i traguardi che ci siamo posti occorre che la differenziazione avvenga a partire dalle mura domestiche”.