Si è tenuta oggi a Modena la prima riunione dell’anno del Comitato Locale UniCredit di Modena – Reggio Emilia – Parma – Piacenza, in occasione del quale UniCredit Banca ha reso noti i risultati del suo Terzo Rapporto sulle Piccole Imprese per l’area dell’Emilia Occidentale.
In seguito alla riunione del Comitato, Giancarlo Mattei, Direttore Regionale UniCredit Banca Emilia Ovest, e Franco Mosconi, Docente di Economia Industriale all’Università di Parma e Responsabile Scientifico dell’Ufficio Studi di UniCredit Banca, hanno presentato alla stampa i contenuti del Rapporto per la provincia di Modena.
Il Rapporto UniCredit Banca sulle Piccole Imprese giunge quest’anno alla sua terza edizione.
Dalla prima parte del Rapporto, che misura l’indice di fiducia delle piccole imprese, emerge che le aziende modenesi godono di un crescente ottimismo: l’indice di fiducia è, infatti, cresciuto di 2 punti rispetto al 2005, passando da 90 a 92 e si è confermato superiore rispetto al dato complessivo emiliano-romagnolo (91) e a quello nazionale (88). Ciò significa che i piccoli imprenditori di Modena sono più fiduciosi della media regionale e nazionale.
Andando a vedere come è composto l’indice di fiducia a Modena, emerge però che nel 2006 ci sono state significative variazioni nelle singole voci che lo compongono. Si è assistito a una notevole crescita della fiducia dei piccoli imprenditori nei confronti dei fattori congiunturali, in particolare della situazione dell’economia generale (cresciuta di ben 16 punti in un anno, da 54 a 70) e dei tempi di incasso (passati da 82 a 97, in crescita di 15 punti). Questi dati testimoniano come rispetto allo scorso anno, ma in particolare rispetto al 2004, gli imprenditori stanno vivendo con maggior consapevolezza l’uscita dalla fase di stagnazione che andava avanti dal 2000.
Dall’indagine di UniCredit Banca, invece, appare in calo la fiducia dei piccoli imprenditori in relazione alle leve gestite dall’imprenditore stesso, ovvero la voglia di effettuare nuovi investimenti (un calo di 8 punti nel 2006, da 118 a 110) e di creare nuova occupazione (-4 punti, da 101 a 97). Questi dati mostrano un trend in calo rispetto all’anno precedente, ma in termini assoluti, raggiungono, insieme alla fiducia nel credito, gli indici di fiducia più elevati tra tutti: la fiducia nei confronti dell’occupazione è pari a 97, quella nei confronti del credito è 107, quella nell’andamento degli investimenti è 110.
L’imprenditore modenese, insomma, continua a confermarsi più dinamico e ottimista rispetto alla media italiana e regionale. In generale, la crescita della fiducia negli aspetti congiunturali dell’economia (fiducia nella situazione economica generale, nell’andamento del proprio settore merceologico e nell’andamento dei ricavi) e il calo della fiducia negli elementi che dipendono più direttamente dall’imprenditore (investimenti e occupazione) registrati nel 2006 possono essere spiegati in questo modo: dopo un periodo relativamente lungo di investimenti fatti negli scorsi anni per fronteggiare una crisi che ha impattato su diversi settori della nostra economia, ora gli imprenditori di Modena vogliono prendersi un momento di riflessione, per capire se e quando sarà possibile sfruttare i benefici della ripresa.
La ricerca contiene anche un focus sui ConFidi, elemento fondamentale di congiunzione tra le banche e le piccole imprese. Proprio per la loro natura di ente a forte vocazione territoriale, i Confidi possono giocare il ruolo di protagonisti nella ripresa economica delle piccole imprese. A Modena emerge nelle piccole imprese una conoscenza limitata dei Consorzi Fidi: solo il 33,7% degli intervistati, infatti, conosce i Confidi. Di questi il 50% li utilizza attualmente, mentre il 39,3% li ha utilizzati in passato. Il 66,7% di chi non li utilizza motiva la scelta dicendo che preferisce rivolgersi esclusivamente alla banca. Gli intervistati modenesi che conoscono i confidi ne sono venuti a conoscenza principalmente tramite le associazioni di categoria (56%) o la banca (28%). Gli intervistati che hanno utilizzato i finanziamenti garantiti dai confidi, vi sono ricorsi prevalentemente (64%) per effettuare investimenti destinati a nuovi processi produttivi (68,8%), nuovi prodotti (12,5%), inizio di una nuova attività o acquisto di immobili (6,3%).
Questa parte dell’indagine svolta da UniCredit Banca riguarda il finanziamento dell’impresa mediante il capitale di debito. Tuttavia rimane aperto il problema della bassa patrimonializzazione delle piccole imprese. A questo proposito l’attenzione è focalizzata sulla recente evoluzione del mercato italiano della partecipazione delle banche al capitale di rischio delle piccole imprese (Private Equity). Il 45,8% degli intervistati a Modena ritiene che possa essere utile la partecipazione della banca al capitale di rischio dell’impresa. Specialmente in fase di inizio attività (47,4%), crescita dell’attività (36,8%), riorganizzazione o accesso ai mercati esteri (5,3%).
Tra gli imprenditori intervistati a Modena, il 46,2% di coloro che prevedono di crescere nel 2007 pensa di sostenere la crescita investendo in capitale proprio, mentre il 41,5% pensa di sostenerla chiedendo un finanziamento e il 6,2% invece intende trovare un nuovo socio. Tra gli imprenditori che pensano di sostenere la crescita senza l’investimento in capitale proprio, il 64,5% ritiene che la banca può essere un buon socio finanziatore, perché fornisce maggiore solidità patrimoniale (35%) o prospetta migliori prospettive di crescita (65%). Tra gli imprenditori modenesi che ritengono la dimensione della propria azienda inferiore a quella ottimale, il 22,2% è disposto a rinunciare al controllo pur di crescere e quindi è potenzialmente interessato ad interventi di private equità, mentre il 44,4% preferisce far crescere la propria azienda mantenendone il 100% del controllo ed il restante 22,2% preferisce non investire in ulteriori sviluppi.
Cosa sono i Comitati Locali di UniCredit?
I Comitati Locali, nominati dal Consiglio di Amministrazione di UniCredit, sono degli organismi consultivi composti da un numero variabile di esponenti di rilievo delle comunità interessate, scelti fra alcuni esponenti dell’imprenditoria, delle associazioni di categoria, delle autonomie funzionali, degli operatori del terzo settore e del volontariato, della cultura, del mondo delle università e della ricerca.
Le loro funzioni specifiche sono quelle di intercettare i flussi socio-economici specifici di una data area per elaborare concrete proposte progettuali in grado di rilanciare i processi produttivi.