“Solo chi ha i soldi, può andare a caccia tranquillamente. Gli A.T.C. sono diventati dei farraginosi apparati burocratici che si preoccupano sempre meno dei problemi dei cacciatori – ad affermarlo è Fabio Filippi Consigliere regionale di Forza Italia – tra sanzioni, divieti, imposte, vincoli e multe è diventato ormai impossibile praticare questo antico sport”.
“Gli obblighi a cui sono sottoposti i cacciatori sono sempre più numerosi e sempre meno vantaggiosi. Numerosi sono i vincoli imposti a coloro che praticano questo tipo di attività ecologica, costretti spesso a svolgere a titolo gratuito determinate prestazioni per gli A.T.C.
Nel 2004 una sentenza del giudice di pace ha dichiarato illegittimi i vincoli imposti ai cacciatori dall’A.T.C. 8 di Parma, relativi all’esecuzione di determinate prestazioni (nel caso specifico si è dibattuto sul tema delle catture per i ripopolamenti). Ci saremmo aspettati che il pronunciamento del giudice producesse cambiamenti, che gli A.T.C. della regione recepissero i nuovi dettami. Invece nulla è cambiato”. Anzi il contrario.
L’imposizione agli associati dell’obbligatorietà delle prestazioni non è prevista da nessuna norma di legge. Al contrario la Legge regionale sulla caccia 6/2000 prevede espressamente all’Art. 24 comma 6 la possibilità di riconoscere dei compensi al fine di incentivare la partecipazione volontaria dei cacciatori alle attività gestionali dell’A.T.C. Ma ad oggi non risulta venga applicato il presente dettame, risulta invece che vengano imposte sanzioni vessatorie, come la riduzione delle giornate di caccia, a coloro che si rifiutano di adempiere ad alcune imposizioni vessatorie ed inutili.
“Molti A.T.C. – aggiunge Filippi – oltre a pesanti imposizioni, applicano aspre sanzioni economiche per l’abbattimento di cervidi col palco (corna). Sarebbe invece più corretto, in coso di infrazioni, togliere ai cacciatori non soldi ma i punti relativi al numero di capi stagionali da abbattere. Non a caso, sempre la stessa Legge regionale 6/2000 all’Art. 22 afferma che gli A.T.C. non sono nient’altro che “strutture associative senza scopi di lucro”. Invece il lucro c’è ed è eccessivo, non pare quindi rispettata la legge”.
In merito alla questione alcuni cacciatori dell’ATC RE4 hanno presentato un esposto al Corpo Forestale dello Stato chiedendo che l’A.C.T. Montagna rispetti la legislazione vigente in materia, motivando le loro pretese con i dettami della ‘Delibera Modalità di accesso all’A.T.C.’ del 2005 che all’Art. 4 comma 1 afferma: “La misura massima dell’importo che ciascun cacciatore è tenuto a corrispondere, viene fissata in EURO 134,29”.
“Per tutte queste ragioni – conclude il Consigliere – ho presentato un’interrogazione regionale per sapere se tutti gli A.T.C. regionali abbiano recepito le disposizioni della sentenza del 2004 formulata dal giudice di pace di Parma.
E’ dovere delle Province e della Regione Emilia-Romagna vigilare sull’operato degli A.T.C. dislocati nella nostra regione. Fino ad oggi evidentemente i controlli sono stati inefficaci.
La Regione deve inoltre impegnarsi a valorizzare ed incentivare il volontariato tra i cacciatori. Non si possono imporre degli obblighi così stringenti in uno sport praticato nel tempo libero”.
Sempre nel documento istituzionale Filippi ha chiesto alla Giunta la quantità di fondi che entrano annualmente nelle casse degli A.C.T. della nostra regione e come vengano utilizzati.