“Ricordare quello che è accaduto nella Shoah deve essere per noi un impegno quotidiano, soprattutto in un momento come questo in cui emergono segnali preoccupanti, a partire dal recente convegno in Iran, che esprimono la volontà di negare le tragedie avvenute in Europa e in Italia nel ventesimo secolo”. Così Emilio Sabattini, presidente della Provincia di Modena, ha concluso il Consiglio straordinario per la Giornata della memoria che si è svolto ieri a Finale Emilia.
“E’ invece necessario riflettere profondamente su questi eventi, fare memoria di queste testimonianze – ha proseguito Sabattini – e impegnarci a costruire una società in cui questi valori siano condivisi”.
Il Consiglio si è aperto con l’intervento di Maria Pia Balboni, studiosa di storia locale e in particolare della storia degli ebrei finalesi: “Da tempi molto lontani Finale ha ospitato una comunità ebraica – ha detto la studiosa – accettandola e integrandola così bene che durante la guerra quattro fratelli ebrei, i Castelfranchi, decisero di non fuggire perché erano sicuri di non essere in pericolo, e così fu. Ma anche gli ebrei di Finale hanno partecipato alla Shoah con una vittima, Ada Osima, che morì ad Auschwitz, e hanno partecipato anche alla salvezza, grazie soprattutto all’opera di don Benedetto Richeldi, un prete partigiano all’epoca vice parroco a Massa Finalese, che, con l’aiuto di molti concittadini, tra i quali anche dipendenti comunali che falsificarono timbri e documenti, salvò una decina di ebrei stranieri confinati in paese, prima nascondendoli nelle case dei finalesi, e poi organizzando la loro fuga in Svizzera. Per questo fu in seguito proclamato “Giusto tra le nazioni” dal Museo dell’Olocausto di Gerusalemme”.
Al Consiglio hanno partecipato anche alcuni studenti dell’Istituto tecnico Calvi e del Liceo Morandi, in rappresentanza del gruppo che, giovedì 25 gennaio, partirà con il Treno della memoria per Auschwitz: “Ci siamo preparati per questa esperienza – hanno spiegato Katrina, Lina e Giovanni, lavorando sul concetto di “innocenza”, quella dei bambini soprattutto, approfondendolo attraverso testimonianze, immagini e libri. Abbiamo scoperto di essere un gruppo eterogeneo, con visioni del mondo molto diverse, ma uniti dall’idea di non dimenticare, nemmeno le stragi che accadono ancora oggi e che non vediamo”.