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Unioncamere: export, ottimo trend Emilia Romagna

Si va riducendo la distanza che separa l’export emiliano romagnolo da quello veneto. Stando alle stime di Unioncamere regionale, infatti, nei prossimi mesi l’Emilia Romagna potrebbe diventare la seconda regione italiana leader nell’export dopo la Lombardia.

Il dato si evince da un rapporto realizzato dall”Area centro studi e ricerche’ di Unioncamere Emilia Romagna: 1mln e 400mila euro era la distanza che a fine settembre 2006 separava le esportazioni dell’Emilia Romagna da quelle del Veneto, mentre soltanto un anno prima il differenziale tra le due regioni era di 2mln e 700mila euro, praticamente il doppio.


Negli ultimi quindici anni le esportazioni regionali, a valori correnti, hanno segnato un incremento del 126%, contro il 99% del Veneto, il 54% della Lombardia e il 14% del Piemonte (la variazione nazionale e’ stata pari al 73%).



Secondo Unioncamere, le ragioni del diverso andamento dell’export emiliano romagnolo rispetto a quello veneto vanno ricercate sia nelle strategie di internazionalizzazione seguite, sia nella differente composizione del portafoglio export delle due regioni. La minor dinamica commerciale del Veneto, si legge nel rapporto, potrebbe avere tra le sue cause l’intensa attivita’ di delocalizzazione praticata da larga parte delle imprese venete, tuttavia, la disaggregazione dei flussi export per tipologia e per mercati di destinazione offre spunti per ulteriori e differenti chiavi di lettura.



Oltre un quinto delle esportazioni del Veneto riguarda beni del sistema moda (tessile, abbigliamento e calzature), contro una percentuale inferiore al 10% dell’Emilia Romagna. La fase recessiva che ha coinvolto i punti piu’ deboli del settore, le imprese tessili e quelle con produzioni di fascia piu’ bassa, ha inevitabilmente determinato una minor dinamica delle esportazioni, mentre e’ proseguito il trend espansivo delle produzioni di marca e fascia piu’ elevata.


Rispetto al 2000, nel 2005 il valore delle esportazioni venete del sistema moda e’ rimasto sostanzialmente invariato, quello dell’Emilia Romagna e’ aumentato del 16%, per via di un posizionamento della regione verso produzioni d’abbigliamento e di calzature di fascia alta e medio-alta.



Il 60% delle esportazioni dell’Emilia Romagna riguarda il settore metalmeccanico, dato in linea con Piemonte e Lombardia, superiore al 48% del Veneto. La quota di beni high tech sul totale delle esportazioni e’ passato dall’8% del 2000 all’11% del 2005. E proprio il settore della produzione tecnologica ha assicurato la crescita del 33% delle esportazioni.

In Veneto, osserva lo studio, lo spostamento verso produzioni a maggior contenuto tecnologico sta avvenendo con proporzioni piu’ modeste, riflettendosi negativamente sulla dinamica delle esportazioni. Altri settori importanti per l’economia veneta, mobili, gioielleria e articoli di oreficeria, nella prima meta’ del 2000 hanno risentito del contesto congiunturale non favorevole, facendo registrare sensibili flessioni nel commercio con l’estero.



Dal punto di vista dei mercati di sbocco delle esportazioni, l’Unione europea raccoglie il 56% dei beni esportati sia dall’Emilia Romagna sia dal Veneto, un mercato considerato oramai ‘domestico’ che si e’ mostrato vivace per le imprese emiliano romagnole (+15,1%), stagnante per quelle venete (+1,6%).


Per entrambe le regioni, prosegue il rapporto di Unioncamere, il mercato piu’ dinamico e’ rappresentato da quello dell’Europa centro-orientale, che costituisce la seconda area di destinazione piu’ importante. Negli ultimi cinque anni e’ cambiata sensibilmente la mappa dell’export dell’Emilia Romagna: nel 2000 oltre il 60% del commercio era diretto verso l’Unione europea, seguita dal mercato dell’America occidentale (12% ), dall’Asia (11%) e dal resto d’Europa; secondo gli ultimi dati disponibili il mercato nord-americano e’ stato scavalcato per valore delle esportazioni emiliano romagnole non solo da quello del resto d’Europa ma anche da quello asiatico. Cio’ nonostante, l’Emilia Romagna e’ l’unica a crescere nel mercato statunitense e a registrare una sostanziale tenuta nel mercato della America centro-meridionale.

















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