I lavoratori provenienti da altri Paesi incontrano sempre meno difficoltà ad integrarsi con colleghi e superiori, anche se continuano a svolgere per lo più ruoli fondamentalmente operativi. Ma sulla volontà da parte delle aziende di continuare ad assumere personale non italiano gli imprenditori si dividono. E’ questo il quadro che emerge da un’indagine svolta dell’Api, l’Associazione delle piccole e medie industrie.
L’indagine che ha preso a campione 609 imprese (ovvero il 40% delle aziende associate Api) con oltre 16mila dipendenti, di tutta la provincia di Bologna.
Secondo l’inchiesta Api sono 3240 i dipendenti non italiani che lavorano in oltre la metà delle aziende intervistate. Ad assumere manodopera straniera sono per lo più aziende metalmeccaniche (il 54,5%), seguite da aziende dei sevizi (7,5%), e quelle di costruzioni (6,9%).
“Il dato riferito alle aziende metalmeccaniche – ha spiegato Paolo Beghelli, consigliere delegato Api – è dovuto molto probabilmente alla diffusione capillare di queste tipologie di imprese nelle nostra provincia”.
Se gli immigrati occupano ancora nel 72% dei casi, posizioni d operaio semplice, spicca nell’indagine Api il dato relativo alla tipologia dei contratti: l’85% delle aziende ha infatti effettuato assunzioni di personale straniero anche con contratti a tempo indeterminato, il 45% con contratti a tempo determinato, mentre meno utilizzati sono tipologie come l’apprendistato (10%) o il contratto d’inserimento (2%).
“Lingua e permesso di soggiorno continuano ad essere gli ostacoli principali che un immigrato incontra nell’inserimento del mondo del lavoro” – ha sottolineato il consigliere dell’Api – “mentre decrescono invece le difficoltà legate all’integrazione e ai rapporti interpersonali”.
Rimane però il fatto che sebbene 46% degli imprenditori pensi di assumere in futuro personale non italiano, un altro 42% lo esclude, percentuale questa a cui va sommato un 12% di incerti.
“I commenti delle aziende più perplesse sull’integrazione – ha voluto sottolineare Beghelli – fanno spesso riferimento a disparità tra lavoratori italiani e quelli stranieri nella loro vita di cittadini, in quanto le istituzioni riserverebbero agli immigrati corsie preferenziali e sgravi.
Ovviamente non è una certificazione di un fenomeno ma la percezione, una percezione che dovrebbe far riflettere le istituzioni”.