L’Istituto C. Sigonio sarà spostato nell’area Cittadella, in una struttura più consona alle esigenze di una scuola superiore che conta ormai 800 studenti e un centinaio tra insegnanti e personale ausiliario, un nuovo edificio che dovrà tener conto anche della presenza di diversi disabili e che dovrà essere dotato di tutti i servizi scolastici necessari ad una scuola di tali dimensioni.
All’interno del comparto di via Saragozza rimarrà una funzione pubblica: l’ipotesi su cui si sta ragionando è di collocarci una scuola primaria a tre corsi che rispetterebbe la vocazione pedagogica dell’edificio e andrebbe ad aggiungersi a nido e scuola d’infanzia che già esistono nel comparto, completando il polo scolastico. La restante parte del comparto, quella non occupata dalla scuola elementare, potrà invece essere alienata e permettere di introitare i fondi necessari tra l’altro alla costruzione del nuovo edificio per il Sigonio.
Questo, in estrema sintesi, la proposta della Giunta comunale emersa nel dibattito scaturito dall’interrogazione del consigliere Baldo Flori (Modena a Colori) trasformata in interpellanza. In aula, ad assistere al lungo ed animato dibattito, anche gli insegnanti e la preside dell’Istituto Carlo Sigonio. In particolare Flori aveva chiesto: “Perché la Giunta comunale ha deciso di sfrattare l’istituto Sigonio, di venderne la sede storica di via Saragozza e di trasferirlo in altra parte della città”. Nella presentazione il consigliere parla di “logiche di carattere speculativo”; critica l’atteggiamento di chiusura nei confronti delle istanze dell’Istituto e definisce la comunicazione della Giunta “scorretta e insinuante” mentre dall’altra parte pone in risalto “l’atteggiamento responsabile e coerente del Consiglio di Istituto”.
L’assessore all’Istruzione Adriana Querzè, che risponde all’interrogazione, liquida “il fantasma della speculazione immobiliare” asserendo invece “lo sforzo straordinario di autofinanziamento compiuto dal Comune in materia di edilizia scolastica, visto che in questo campo i trasferimenti statali sono fino ad oggi inesistenti”. Inoltre ricorda la legge 23/1996 che sancisce il trasferimento delle scuole superiori dai Comuni alla Provincia e l’impegno assunto dieci anni fa dal Comune di ristrutturare l’edificio. “In dieci anni pero molte condizioni sono cambiate; la prima – osserva l’assessore – è che gli studenti del Sigonio sono notevolmente aumentati e questo ha reso sottodimensionata una sede che dieci anni fa non lo era. In base al decreto interministeriale sull’edilizia scolastica del ’75, a cui deve adeguarsi ogni ristrutturazione e edificazione di scuola, il Sigonio ristrutturato avrebbe quasi il cinquanta per cento delle aule sottodimensionate, mancherebbe di 600 mq per le palestre e di 300 mq per i laboratori. Non vogliamo spendere 12 milioni di euro per arrivare ad avere una scuola in queste condizioni, che sono quelle in cui si trovano altri istituti superiori su cui oggi la Provincia deve intervenire con ampliamenti. La seconda questione è riferita alla vera e propria emergenza sull’edilizia scolastica: la Provincia sta ampliando scuole per accogliere flussi di iscrizione assolutamente ingovernabili da un anno all’altro. Questi due elementi hanno portato alla decisione di costruire un nuovo Sigonio vicino ad altre scuole superiori, in modo da poter ottimizzare l’uso degli edifici come richiesto dall’accordo stipulato tra Provincia e Comune; una volta realizzato il nuovo edificio sarà infatti ceduto alla Provincia”. Ma quella di collocare il nuovo Sigonio in Cittadella non è stata la prima possibilità percorsa dall’amministrazione: “Abbiamo prima proposto il polo Leonardo, poi il polo Corassori – spiega la Querzè, entrambi scartati per la contrarietà della dirigenza, ed infine quella dell’area della Cittadella, perseguita perché pareva accettabile dalla dirigenza anche se comportava per il Comune la necessità di modificare il Piano di edilizia scolastica. Quindi la dirigenza scolastica non ha condiviso questa scelta ma ne è stata informata già dal marzo scorso. Il dibattito attualmente aperto, riguarda pertanto la destinazione d’uso dell’edificio e le ripercussioni del suo trasferimento sul centro storico”.
L’assessore all’istruzione ha quindi illustrato i vantaggi della proposta, “nata dall’ascolto responsabile del dibattito di queste settimane”, di collocare nell’edificio di via Saragozza una scuola elementare destinata ad ospitare 350 alunni e 25 insegnanti: “che consentirebbe di mantenervi una funzione pubblica specificamente scolastica, di creare un polo scolastico, di ristrutturare l’edificio su viale Muratori oggi occupato da una elementare e una media per metterlo a completa disposizione della scuola media; di lasciare non edificata un’area della città prossima al centro e di costruire una nuova scuola superiore adeguata alle esigenze degli studenti. Una proposta – ha concluso – che come il progetto per la costruzione del nuovo Sigonio sarà discusso con le scuole e con tutti i soggetti coinvolti”.