Proseguono le aggregazioni tra caseifici nel tentativo di arginare la crisi del Parmigiano-Reggiano. Con l’assistenza tecnica e la consulenza di Confcooperative Modena, nei giorni scorsi si sono avviate diverse fusioni tra cooperative casearie della nostra montagna.
“Si tratta di operazioni che permettono ai nostri caseifici di realizzare economie di scala e affrontare meglio un mercato molto difficile – afferma il presidente del settore lattiero-caseario di Confcooperative Modena Giordano Toni – Queste aggregazioni sono state rese possibili anche da condizioni contingenti favorevoli, come la buona gestione economico-finanziaria che, seppure nelle attuali difficoltà, hanno permesso alle cooperative di far fronte alla crisi del comparto”.
Cominciamo dal territorio di Lama Mocogno, che ha visto la chiusura del caseificio S. Apollinare di Vaglio, i cui soci hanno cominciato a conferire il latte alla cooperativa Beato Marco di Mocogno.
Sempre a Lama ha cessato l’attività il caseificio S. Michele Arcangelo di Sassostorno a favore del Rio S. Michele di Pavullo. La nuova cooperativa casearia può trasformare 25 mila quintali annui di latte. In questo modo a Lama restano in vita tre caseifici – rispetto ai cinque attivi l’anno scorso – che dovrebbero essere in grado di condurre più efficaci azioni di commercializzazione del Parmigiano-Reggiano.
Nel territorio di Pavullo Confcooperative Modena segnala la fusione tra i caseifici Tre Torri e Campiano (quest’ultimo è stato chiuso), con la nascita di una cooperativa da 45 mila quintali di latte. È aumentata la capacità di lavorazione anche del caseificio Savoniero di Palagano che, grazie all’ingresso di nuovi soci, è in grado di trasformare in Parmigiano-Reggiano 26 mila quintali di latte. Tuttavia la cooperativa ha ancora margini di crescita avendo recentemente ampliato sale di lavorazione e magazzino.
Infine, è stata avviata la fusione tra i caseifici Castellaro di Sestola (che ha cessato l’attività) e Casello di Acquaria, che può lavorare ora 35 mila quintali di latte. Una parte dei soci del Castellaro conferirà il latte alla cooperativa Roncoscaglia di Sestola, la quale si rafforza e raggiunge i 17 mila quintali annui di latte lavorato.