Il bambino al centro del processo educativo, il bambino come soggetto creativo e protagonista del suo sviluppo: sono questi alcuni dei principi a cui si ispira l’approccio educativo “made in Reggio Emilia” e sono questi alcuni dei principi che l’Ocse ha deciso di fare propri.
L’Organizzazione mondiale per la cooperazione e lo sviluppo economico, in questi giorni ospite a Reggio Emilia per visitare la rete cittadina di scuole d’infanzia e discutere di politiche educative in un convegno organizzato insieme a Reggio Children e
all’associazione TreeLLLe, ha deciso di adottare alcuni punti dell’esperienza reggiana come riferimenti per valutare la qualità delle scuole d’infanzia in tutto il mondo.
Ad annunciarlo Abrar Hassan, responsabile del settore “Education and training policy” dell’Ocse, che ieri, a conclusione della due giorni di dibattito sull’educazione primaria presso il Centro internazionale dell’infanzia Loris Malaguzzi, ha dichiarato la volontà dell’organizzazione di utilizzare tre dei “pilastri” dell’approccio reggiano come linee guida da applicare a livello mondiale per comprendere la realtà delle diverse scuole. Il sistema di valutazione che l’Ocse sta mettendo a punto comprenderà infatti: la capacità d’ascolto del
bambino da parte degli educatori, il coinvolgimento delle famiglie nelle attività scolastiche e la valorizzazione dell’esperienza formativa attraverso la produzione di documentazione.
Si tratta di tre principi – introdotti dal pedagogista reggiano Loris Malaguzzi – che invitano innanzitutto a dare spazio al bambino e a considerarlo non solo destinatario della conoscenza, ma produttore stesso di conoscenza, esploratore attivo del mondo che lo circonda; suggeriscono di creare realtà educative trasversali tra scuola e famiglia, per
rendere quest’ultima parte integrante della vita scolastica, e propongono di rendere condivisibili – attraverso video, mostre e installazioni – i processi creativi dei bambini e i vari momenti della formazione. Una piccola “rivoluzione” dunque rispetto agli approcci educativi più tradizionali che tendono a calare dall’alto il sapere pedagogico.
“L’esperienza educativa a Reggio Emilia è molto avanzata – ha dichiarato Hassan – abbiamo
visto come qui la pedagogia si è sviluppata negli anni mettendo al centro il bambino: i suoi interessi, le sue capacità e il suo potenziale”.
Per questo le delegazioni, che giovedì scorso hanno discusso il report Ocse sull’infanzia nel mondo “Starting Strong II: public policy in childhood education and care”, hanno deciso di fare tesoro delle teorie locali. La visita alla rete di scuole per l’infanzia reggiana (scuole comunali, cooperative e cattoliche) di venerdì è stata infatti occasione per conoscere direttamente ‘sul campo’ l’approccio di Reggio Children alla formazione primaria e per trovare ulteeriore conferma della validità del modello.