Unico indumento pesante dei contadini della bassa padana o elegante paludamento dei nobili veneziani, derivato dalla nobile toga romana o ricavato da lana ruvida e infeltrita: la storia
del tabarro è contraddittoria, e si perde nelle nebbie del passato.
Così, per la prima volta, arriva il ‘Raduno italiano del tabarro’. L’occasione la offre la manifestazione ‘Piante e animali perduti’ di Guastalla, cittadina sulla riva del Po dove il tabarro è stato uno stile di vita fino al dopoguerra e dove ancora non è difficile incontrareuomini ‘intabarrati’.
Sabato 23 settembre alle 17 nella piazza principale di Guastalla, piazza Mazzini, sotto l’occhio vigile della statua di Ferrante Gonzaga, sono invitati a presentarsi tutti i possessori di tabarri antichi
e moderni per una sfilata fuori dal tempo.
Una giuria molto competente
presieduta da Sandro Zara insieme a Claudio Tannini, rispettivamente titolare e concessionario per la provincia di Reggio Emilia del
Tabarrificio Veneto, premierà i ‘modelli’ che indossano i capi più belli e originali con la fragranza ‘Tabarro’, creata dal maestro Luigi
Larini di Parma e con spazzole e brusche da tabarro.
L’insolita gara di ‘bellezza’ sarà accompagnata dall’allestimentodi una mostra di antichi tabarri originali della collezione Zara e nuovi modelli, in un’ambientazione che ricrea le sartorie artigianali di un tempo con tavoli da lavoro, cartamodelli, forbici e ferri da stiro. In giro, copie del libro ‘Tabarro. Storie di cavalieri, dame e sognatori’, scritto da Nilla Turri e Lorenza Pizzo.