Dopo un’estinzione durata decenni, il lupo sta lentamente ripopolando l’Appennino modenese. Secondo le ricerche del servizio Faunistico della Provincia di Modena, effettuate tramite campagne periodiche di rilevamento a partire dal 1999 e tuttora in corso, il lupo è presente in modo stabile sulle montagne modenesi con tre distinti nuclei familiari composti da un minimo di due a un massimo di cinque esemplari quando sono presenti i cuccioli.
A questi gruppi si aggiungono altri esemplari, più difficili da quantificare, che transitano per periodi più o meno lunghi nel territorio modenese senza però insediarsi stabilmente.
Dopo anni di accanita persecuzione, il lupo è diventato estremamente timoroso dell’uomo ed è quindi molto difficile avvistarlo. Dai controlli effettuati dalla Polizia provinciale risulta anche un notevole ricambio nei branchi, dovuto in parte anche all’elevata mortalità. In questi ultimi mesi, infatti, gli agenti hanno rinvenuto tre cadaveri di lupo, tutti uccisi dall’uomo: una cucciola investita da un auto a Frassinoro e una coppia che aveva ingerito polpette avvelenate abbandonate nei campi a Selva di Montese.
Come spiega
Alberto Caldana assessore provinciale all’Ambiente “purtroppo abbiamo buone ragioni per supporre che non si tratti di casi isolati. Occorre ricordare che il lupo non è pericoloso né per l’uomo né per gli allevamenti, perché si ciba prevalentemente di caprioli e cinghiali, svolgendo quindi anche una funzione di riequilibrio faunistico. Gli assalti a ovini e caprini sono estremamente rari e spesso vengono effettuati da cani inselvatichiti che hanno sviluppato tecniche di caccia identiche al lupo”.
In altre zone italiane dove la pastorizia e maggiormente sviluppata e la presenza del lupo più consistente, è bastato ricorrere all’impiego di cani addestrati alla guardia e di solide recinzioni per difendere il gregge.
Lo studio sulla presenza del lupo nel modenese è partito nel 1999 per proseguire tra il 2002 e il 2004 sulla base del Progetto Life-Lupo promosso dalla Ue e proseguito con altri progetti promossi dalla Regione Emilia Romagna con la collaborazione dell’Istituto per la fauna selvatica, Province, Parchi nazionali e regionali.
Il lupo (“Canis lupus italicus”) è un predatore dalla vita sociale complessa. Vive, infatti, in branchi familiari, detti clan, dominati da una femmina riproduttiva. Fino agli anni ‘70 la specie è stata di fatto pesantemente perseguitata, poi dal 1977 gode di protezione.
Abita prevalentemente nelle foreste ma di rado frequenta anche aree antropizzate: segni della sua presenza sono le orme, pressoché identiche a quelle di un grosso cane, ma disposte su un’unica fila. Il lupo è un animale difficile da avvistare: durante il giorno si rifugia nei luoghi più riparati.
La durata della vita è di 10-17 anni. Si nutre di grandi erbivori come cervi e caprioli, ma anche prede più piccole come lepri, uccelli e roditori, oltre a carogne, frutta e ortaggi.