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Infarto miocardico acuto: mortalità ridotta del 4,6%

Oggi, grazie alla riorganizzazione dei servizi della rete assistenziale provinciale, la mortalità causata dall’infarto acuto si è ridotta del 4,6%. Si è passati dal 17 al 12,4%, cioè 146 decessi su 860 casi di infarto acuto del miocardio nel 2002, contro i 114 morti su 925 casi nel 2004.


Sono questi i primi risultati dell’applicazione del modello di riorganizzazione della Rete regionale per l’infarto miocardico acuto, rilevati sulla provincia di Bologna dallo Studio clinico “Cori” e presentati questa mattina all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, alla presenza dell’assessore regionale alle politiche per la salute Giovanni Bissoni. A Livello provinciale questa rete ha messo in comunicazione 12 ospedali, i servizi del 118 e i laboratori di emodinamica.


In sostanza la riorganizzazione della rete consente di ridurre i tempi (entro le due ore) dall’insorgenza dell’infarto all’angioplastica coronarica (intervento definito ottimale per rivascolarizzare il paziente e che consente di riaprire la vena ostruita nel 90% dei casi).


Al paziente che chiama il 118, viene effettuata una diagnosi pre-ospedaliera che avviene già in ambulanza, attrezzata per eseguire sul posto un elettrocardiogramma ed inviare in via telematica i dati all’Unità coronaria di riferimento,dove viene effettuata la diagnosi. In questo modo il paziente non viene portato al pronto soccorso ma direttamente, una volta appurata la gravità del caso, ad un laboratorio di Emodinamica (Sant’Orsola o Maggiore) dove gli viene effettuata l’angioplastica.


I dati rilevati riguardano il confronto tra l’anno 2002, quando la rete non era ancora operativa,e i pazienti venivano trattati con trombolisi, senza alcuna strategia concordata di trasferimento e il 2004 quando già era a regime il sistema.
L’assessore Bissoni ha rilevato che “tutta l’operazione è stata resa possibile grazie all’integrazione e alla collaborazione di tutte le strutture interessate, un fatto che sta alla base della riorganizzazione e che consente una corretta applicazione dell’innovazione tecnologica”. Ha inoltre evidenziato l’importanza dal punto di vista politico del “governo clinico”, che significa mettere in campo le competenze e le professionalità cliniche per l’organizzazione della rete su tutto il territorio.


“Applicando il miglioramento del 4,6% avvenuto nella provincia di Bologna a tutto il territorio regionale – ha riferito l’assessore Bissoni – si può stimare che su 5000 infartuati l’anno verranno salvate 200-250 persone in più grazie alla riorganizzazione razionale dei servizi”. L’esperienza è parte di un percorso generale partito tre anni fa che sta investendo la tutta la regione.


“La provincia di Bologna – ha precisato Roberto Grilli, direttore dell’Agenzia sanitaria regionale – è la prima a documentarne l’impatto clinico, il fatto clinico ma anche le altre stanno lavorando per raggiungere questi obiettivi”.


I risultati ottenuti sono ulteriormente migliorabili, soprattutto, come hanno rilevato Angelo Branzi, responsabile della Cardiologia del Sant’Orsola, e Giuseppe di Pasquale dell’Ospedale Maggiore, se i cittadini ricorreranno al 118 ai primi sintomi, senza perdere tempo prezioso.
















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