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Modena: pacemaker ‘i controlli sono competenza dei tecnici’

“Il controllo elettronico del pacemaker viene garantito dal personale tecnico che è in possesso della competenza per gestire tale attività e che predispone in agenda i controlli successivi ai quali il paziente si presenta senza bisogno di passare dal Cup, ma con richiesta del medico di Medicina Generale”.

“La visita medica del cardiologo è comunque garantita nei casi di pazienti in condizioni cliniche instabili con visita già prenotata in occasione del precedente controllo, di pazienti che in occasione stessa del controllo riferiscono o presentano nuovi problemi clinici, oltre che di pazienti per i quali il medico di medicina generale ha segnalato sulla base della propria valutazione clinica, una variazione delle condizioni cliniche che, a suo giudizio, determinano la necessità di un controllo specialistico”.

Lo ha dichiarato nel corso del Consiglio comunale l’assessore alle Politiche per la Salute Simona Arletti – citando documenti ufficiali dell’Ausl – in risposta ad un’interrogazione – poi trasformata in interpellanza – con cui Sergio Rusticali (Sdi) chiedeva se corrispondesse al vero che “per il futuro, all’atto dei controlli per l’accertamento dello stimolatore cardiaco non sarà più presente il cardiologo ma esclusivamente il tecnico”, fatto riportato dalla stampa che aveva procurato “numerose richieste allarmanti di singoli cittadini”.

Rusticali sottolineava anche che “si costringe il cittadino cardiopatico a recarsi dal proprio medico di base per fare la richiesta di impegnativa, per poi recarsi all’ospedale ed effettuare il controllo. I cittadini già affetti da questa patologia – concludeva – non meritano un trattamento di questo tipo”. Rusticali, inoltre, ha sottolineato che “le risposte dell’Ausl uscite in questi giorni sulla stampa non mi convincono. Bisogna sapere andare avanti, perché le dichiarazioni di qualche alto dirigente dell’Ausl non possono essere elementi di rassicurazione per i portatori di pacemaker. Non ci convince il fatto che i tecnici, che oggi non sono laureati – e proprio per questa ragione il cardiologo era presente nel corso della visita – non ci tra qualche mese forse saranno laureati. Non ci convince il fatto che questa laurea possa essere la garanzia per questi cittadini. Chiediamo quindi che venga ripristinata la situazione precedente”.

Simona Arletti ha messo in evidenza che “attualmente vengono impiantati 200 pacemaker all’anno, per cui, nel tempo, si è reso necessario incrementare l’attività dell’ambulatorio del Sant’Agostino destinato alla sorveglianza post-ricovero dei pazienti trattati con l’apertura dell’ambulatorio per 5 giorni alla settimana, dalle 8 alle 14. Oggi a Baggiovara sono circa 3000 i malati in carico”.

L’assessore, sempre in base alle notizie fornite dall’Ausl di Modena, ha poi ricordato che “a partire dagli anni ’70, con il crescere della complessità tecnica degli stimolatori, si è reso necessario garantire una formazione sempre più approfondita e completa del personale tecnico di cardiologia la cui professionalità risulta oggi particolarmente elevata. Si tratta infatti persone che hanno un diploma universitario ottenuto con una specializzazione in fisiopatologia cardiocircolatoria alla facoltà di medicina e chirurgia. Da circa 5 anni debbono avere la laurea breve”.

Simona Arletti ha poi ricordato le profonde modificazioni dell’attività di aritmologia degli ultimi dieci anni, che hanno contestualmente determinato un accresciuto impegno della èquipe medica e tecnica che in precedenza era chiamata a gestire solo i controlli sugli impianti di pacemaker: “La sempre maggiore affidabilità dei pacemaker, unitamente all’accresciuta professionalità dei tecnici di cardiologia, ha reso più affidabile e sicuro il compito del tecnico di cardiologia che può garantire la programmazione telemetrica dei pacemaker e la gestione degli strumenti informatici che ne regolano il funzionamento”.

Secondo l’assessore, quindi, il tecnico di cardiologia “è già da alcuni anni la figura professionale di riferimento per questa attività di controllo, poiché su questa figura professionale sono stati fatti investimenti formativi ingenti, a differenza di altre realtà”.
La Arletti ha proseguito evidenziando che il referto delle visite “è firmato dal tecnico di cardiologia esecutore e dal medico di guardia presente nella unità operativa di cardiologia, dunque non un medico qualunque, che comunque verifica sempre la conformità e correttezza dei risultati. Ovviamente il cardiologo di guardia garantisce la consulenza per il tecnico di cardiologia per i casi di complessità segnalati dall’attiguo ambulatorio di pacemaker”.

L’assessore, condividendo quanto già espresso dall’Ausl, ha proseguito ricordando che “questa nuova modalità organizzativa non comporta assolutamente una riduzione della qualità dell’assistenza ai pazienti portatori di pacemaker, ma consente di impiegare con maggiore appropriatezza la professionalità degli operatori sanitari, tecnici e medici, investendo sulle figure tecniche intermedie ma garantendo al tempo stesso l’intervento specialistico per i pazienti che ne hanno necessità, in stretta collaborazione e in accordo con le indicazioni del medico curante”.

Simona Arletti, infine, ha concluso dichiarando che “se vi sono state carenze di comunicazione, come è probabile che sia stato, vanno superate mettendosi intorno ad un tavolo, Azienda sanitaria e associazioni che si occupano della tutela di malati di cuore. Il mio stimolo e la mia disponibilità a parteciparvi non mancheranno di certo, ma occorre la disponibilità di tutti gli attori a concertare”.

In fase di replica, infine, Sergio Rusticali ha detto che “il problema non riguarda direttamente lei, assessore, ma ho apprezzato il fatto che si sia attivata cercando di raccogliere tutti gli elementi necessari. Però dichiaro la mia insoddisfazione per quanto la dirigenza dell’Ausl le ha dato come elementi da portare in Consiglio. Ricordo che il 26 giugno la presidente dell’Associazioni di Pacemaker si è recata in Regione, incontrando un dirigente, il dottor Levizzani, che era all’oscuro della situazione ed era meravigliato, affermando nei confronti della signora Sacco che al situazione di Modena era nuova rispetto alla Regione. Se c’è stata difetto di comunicazione, forse è stata anche questa. La stessa risposta del professor Gennaro alla signora Sacco, anche in qualche nota scritta, sono state risposte tecnicistica, di carattere economicistico di gestione del reparto e poco di tranquilizzazione verso i cittadini. Questo è un grosso problema, al punto che dichiarando la mia insoddisfazione verso l’Ausl, accetto il suo invito a fare un tavolo che concerti insieme tra i diversi soggetti la risposta al problema. La decisione dell’Ausl può essere rivista. I tecnici, nonostante la laurea, rimangono tecnici, non medici, quindi adibiti ad un’assistenza sull’apparecchiatura, ma non sapranno mai dire se durante la visita – ad esempio – ci sono malattie in corso. Viene a mancare un elemento di garanzia, che era la presenza del medico. Noi saremo a fianco di questa associazione fino alla fine di questa vertenza”.

L’assessore ha replicato condividendo l’analisi di Rusticali: “Il tavolo è il luogo giusto per riesaminare le pratiche e le motivazioni che hanno indotto a cambiarle. Però mi pare di aver sentito dire qualcosa sui medici di medicina generale che non condivido. Nessuno dice che questo medico non sia in grado di valutare se il paziente sia scompensato, mi sembra un’affermazione grave. Sa valutare quando c’è necessità di una visita urgente. Riguardo al tecnico, invece, ribadisco che il tecnico ha una preparazione universitaria, è un valore aggiunto, si investe su figure mediche intermedie come facciamo in tante branche della medicina. Perché dovrebbe essere sbagliato investire su queste figure? Consente un migliore utilizzo delle risorse, ad esempio dell’utilizzo dei cardiologi per abbattere i tempi di attesa per le visite specialistiche. Certo, va garantita la tranquillità e l’assistenza ai malati e su questo condurremo gli incontri con l’associazione. Al consigliere Manfredini, infine, ricordo che l’ospedale San Donato è stato tra i primi ad acquisire questa modalità”.
















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