«Il grande caldo è scoppiato solo da alcuni giorni, la richiesta d’acqua per l’irrigazione è ancora modesta, i laghi alpini e prealpini sono vicini alla capienza massima, i canali di bonifica sono pieni e c’è già chi paventa la crisi idrica ed irrigua e rievoca lo spettro di quella del 2003».
Confagricoltura dell’Emilia-Romagna commenta così i falsi allarmi lanciati nei giorni scorsi e aggiunge: «Come è vero e incontestabile che i livelli dell’acqua alle bocche di presa sono bassi, lo è anche che lo zero termico si è spostato dai 2 mila ai 3.500 metri di quota da sole poche settimane e che lo scioglimento di queste nevi è in atto e l’acqua arriverà presto nei bacini».
Appare comunque evidente – sostiene Confagricoltura Emilia-Romagna – che la Cabina di regia presso l’Autorità del Po debba intervenire per governare la situazione e interagire con i gestori dei laghi, idroelettrici e prealpini, affinché regolino i rilasci d’acqua garantendo così un afflusso sufficiente alle esigenze irrigue. Secondo Confagricoltura Emilia-Romagna, inoltre, la costruzione di casse di laminazione delle acque in piena e di piccoli invasi – sfruttando cave esauste – da realizzare lungo il Po e suoi affluenti costituisce solo un palliativo. I volumi di invaso realizzabili infatti, sarebbero di dimensioni troppo limitate per i fabbisogni territoriali. «La realtà – prosegue Confagricoltura Emilia-Romagna – è che gli Appennini, così come le Alpi, avrebbero bisogno di bacini di dimensioni adeguate a soddisfare le esigenze della popolazione e dei territori sottostanti».
«Auspichiamo – conclude l’organizzazione – che l’amministrazione regionale e le amministrazioni locali si facciano carico del problema superando le posizioni di chiusura nei confronti dei grandi invasi. Per fare in modo che l’acqua non diventi per i cittadini e le imprese emiliano–romagnole un bene da acquistare fuori regione a caro prezzo».
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