Mentre gli inqirenti continuano a privilegiare l’ipotesi di un rapimento scaturito da una vicenda di riciclaggio di denaro, il padre di Tommaso, ha visto cambiare sostanzialmente la sua posizione passando da vittima ad indagato. L’uomo è infatti al centro di una indagine in cui il reato ipotizzato è quello di pedo-pornografia.
In alcuni pc dell’uomo, infatti, la Polizia postale ha rinvenuto quasi 400 file, immagini e brevi filmini, dal contenuto pedo-pornografico. Un altro computer è stato ritrovato in una cantina, affittata a nome di Onofri, e distante una decina di minuti dalla casa di Casalbaroncolo. All’interno del locale, usato come una sorta di studio, il Ris dei Carabinieri ha rinvenuto oltre al pc anche una scrivania, un divano e una lampada.
Un atto obbligato, l’iscrizione di Paolo Onofri nel registro degli indagati, che getta però un’ombra inquietante sulla figura dell’uomo, che agli inquirenti ha spiegato di aver raccolto quel materiale perchè voleva preparare una denuncia.
Onofri ieri è stato sentito di nuovo negli uffici della Questura di Parma.
A Bologna invece si svolto un vertice in Procura per fare il punto sulle indagini. Presenti i tre magistrati che indagano sulla vicenda, Silverio Piro e Lucia Musti della Dda bolognese e il Pm di Parma Pietro Errede. “Un vertice molto utile” lo ha definito Errede, senza aggiungere altro.
Entro la fine della prossima settimana, invece, dovrebbero essere pronte le analisi del Ris, che permetteranno agli inquirenti di sapere chi c’era, quella sera, nel casale di Casalbaroncolo.
”I genitori di Tommaso tuttora rimangono, insieme a noi e ai suoi fratelli, le uniche vittime di questo insensato gesto. Esortiamo ancora i rapitori a liberare il nostro piccolo Tommaso”. Poche parole quelle affidate invece ieri sera a un comunicato dai parenti del piccolo Tommaso che stanno vivendo in questi giorni l’angoscia del sequestro. Una telefonata nella quale una voce di donna ha minacciato la morte del piccolo qualora il riscatto non fosse stato pagato entro 48 ore e’ giunta al Comitato ‘Liberate Tommaso!’. Gli inquirenti però hanno giudicato inattendibile la rivendicazione. L’appello e’ stato sottoscritto dagli zii materni, Cesare Fontanesi e Patrizia Pellinghelli, dai nonni e dai cugini.