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Cgil e Flai su crisi settore avicolo

Abbiamo letto la risoluzione bipartisan presentata da consiglieri della Regione Emilia Romagna, che sarà discussa nel prossimo Consiglio, in merito alla grave situazione del comparto avicolo. Valutiamo positivamente l’attenzione che le istituzioni hanno posto su un problema che rischia di pregiudicare produzioni e lavoro di una intera filiera che in Emilia Romagna conta quasi 20.000 occupati. Ma non condividiamo le proposte avanzate in quella risoluzione.


Troppo spesso nella gestione delle situazioni di crisi, le misure emergenziali hanno privilegiato i “danni “ delle imprese dimenticando “distrattamente” i danni subiti dai lavoratori, soprattutto i più precari, ed è per questo che siamo contrari a interventi quali sospensione/eliminazione degli oneri fiscali nonché forme di fiscalizzazione generalizzate degli oneri sociali; così come siamo contrari alla richiesta generica di uno stanziamento di 60 milioni di € per i “danni fino ad ora subiti” ed alla istituzione di appositi “capitoli di bilancio per anticipare eventuali indennizzi che lo stato vorrà riconoscere” alle imprese.

Le risorse vanno viceversa finalizzate alla liquidità delle imprese ed al dilazionamento delle esposizioni finanziarie per far fronte ai pagamenti (compreso gli stipendi) e soprattutto vanno finalizzate agli investimenti.
Questa situazione, che oggi si presenta sotto le vesti dell’emergenza “influenza aviare”, evidenzia una crisi più strutturale del settore avicolo che deve preoccupare fortemente per le ricadute sul piano occupazionale: basti pensare che dal 2003 ad oggi le giornate di lavoro per ogni lavoratore sono passate dalle 230 alle 151 all’anno e nel 2005, per la prima volta, ci saranno imprese e migliaia di lavoratori che scenderanno sotto tale limite con pesantissime ripercussione sul piano della stabilità occupazionale e delle integrazioni e prestazioni previdenziali e di reddito.


Da anni poi i maggiori gruppi industriali stanno perseguendo riorganizzazioni provocando tagli ed esuberi, processi di terziarizzazione e delocalizzazione di attività produttive vedi:


· Chiusura stabilimento AIA Reggio Emilia licenziando oltre 350 lavoratori.

· Chiusura stabilimento Centrale Avicola di Forlì.

· Destrutturazione del ciclo produttivo con delocalizzazione del disosso in AMADORI.

· Terziarizzazione della logistica Gruppo ARENA.

· Chiusura degli stabilimenti di Ferrara e intenzione di chiusura di Faenza della POLLO del CAMPO, dove erano occupati circa 80 dipendenti.


In un comparto in cui l’occupazione è per l’80% avventizia (a giornate) cioè priva di ammortizzatori sociali, sono pertanto necessari interventi e risorse improntati alla salvaguardia dell’occupazione e della professionalità utili a gestire contemporaneamente emergenza e strutturalità della crisi dell’intero comparto. Proponiamo a questo fine, anche di fronte all’emergenza “aviaria”, di estendere l’uso dei Contratti di solidarietà ed il possibile ricorso alla Cassa integrazione in modo selettivo e negoziato; ciò al fine di trattenere e salvaguardare le professionalità indispensabili per il rilancio e l’innovazione del settore.

Va inoltre ripristinata l’integrazione al reddito della DS agricola, tagliata dalla finanziaria 2005 (comma 147), e lo strumento delle calamità naturali (decreto 102/2004) per garantire il mantenimento delle giornate e la conseguente prestazione di integrazione al reddito. Si dimostra infine più che mai l’urgenza di definire un piano nazionale di settore per non restare eternamente in balia delle tante emergenze che purtroppo si presentano.
















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