“Nel mese di aprile i prezzi alla produzione agricola si sono ridotti del 6,4% rispetto all’anno precedente contribuendo in modo determinante al contenimento dell’inflazione”. E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, nel commentare i dati divulgati dall’Istat sull’aumento tendenziale dell’1,9% dell’inflazione nel mese di aprile.
In questo mese i prezzi pagati agli agricoltori – precisa la Coldiretti – si sono ridotti rispetto all’anno precedente per quasi tutti i prodotti con cali più accentuati per i cereali (-30,4 per cento) per la produzione di pane e pasta, i vini (-21,1 per cento), la frutta e gli agrumi (-8,8 per cento), le coltivazioni destinate alla trasformazione industriale come pomodori e barbabietole da zucchero (-6,4 per cento), ma anche polli e conigli (-9 per cento) e latte e derivati (-3,2 per cento). Si tratta di riduzioni che – sottolinea la Coldiretti – non si sono pienamente trasferite al consumo dove in termini tendenziali, negli alimenti e nelle bevande analcoliche l’Istat registra solo una riduzione dello 0,2 per cento.
Aumentare la forbice tra produzione e consumo significa – sostiene la Coldiretti – colpire al cuore il Made in Italy agricolo ed alimentare e decretare una sorta di suicidio commerciale collettivo. La politica economica – prosegue la Coldiretti – deve mettere mano alle inefficienze del sistema distributivo nel suo complesso perché il divario impressionante tra prezzi alla produzione e prezzi al consumatore dà una chiara idea di dove sia la soluzione del problema della competitività nel comparto agroalimentare. Una situazione che frena i consumi e danneggia le imprese dalla quale occorre uscire – conclude la Coldiretti – con un impegno per la trasparenza nel passaggio degli alimenti dai campi alle tavole che riguarda la formazione dei prezzi, le caratteristiche qualitative dei prodotti e la correttezza dell’informazione in etichetta.